Alla fine l'hanno trovato, perché Ernesto Fazzalari, latitante dal 1996, non

Lunedì 27 Giugno 2016
Alla fine l'hanno trovato, perché Ernesto Fazzalari, latitante dal 1996, non
Alla fine l'hanno trovato, perché Ernesto Fazzalari, latitante dal 1996, non si era mai allontanato dal suo territorio. Era sicuro: a proteggerlo per vent'anni sono state l'omertà della sua gente e le valli impervie dell'Aspromonte. Il numero due nella lista dei latitanti più pericolosi, preceduto solo dal boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, è finito in manette ieri notte in un blitz dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, del Gruppo intervento speciale e dello Squadrone cacciatori di Sardegna, in una villetta anonima, che i militari avevano osservato a lungo prima di intervenire. Dopo un anno di lavoro, una carica di esplosivo per far saltare la porta e l'irruzione che ha sorpreso il boss del clan della ‘ndrangheta Avignone-Zagari-Viola di Taurianova. La notizia arriva via twitter, Matteo Renzi precede il Viminale e i carabinieri e la diffonde in rete alle 9,16.
Fazzalari, 46 anni, è stato sorpreso nelle campagne di monte Trepitò, una frazione di Molochio, zona impervia ai piedi dell'Aspromonte, non lontano dal suo feudo. Si nascondeva assieme alla compagna in una villetta, in un complesso dove ce n'erano altre, a proteggerlo, oltre alle complicità diffuse, il cancello di un comprensorio e una porta blindata spalancata dall'esplosivo. Non viveva come un recluso: «si muoveva continuamente», forte della protezione della sua gente. Il blitz è scattato in piena notte: gli uomini dei reparti speciali hanno fatto saltare in aria la porta con una piccola carica esplosiva e sono entrati, mentre i Cacciatori di Sardegna e i reparti del comando provinciale di Reggio Calabria hanno messo in sicurezza la zona, chiudendo tutte le possibili vie di fuga. Fazzalari dormiva, era a letto con la sua compagna. Non ha opposto resistenza, ha dichiarato le proprie generalità e si è lasciato ammanettare. In casa i carabinieri hanno trovato una pistola, due caricatori e, soprattutto, una serie di documenti cartacei e informatici che ora dovranno essere analizzati e potrebbero rivelarsi molto utili per le indagini.
«È stata un'operazione corale, da manuale - ha spiegato il comandante generale dell'Arma, Tullio del Sette - è il coronamento di un'intensa e articolata attività di indagine». Insieme a lui è stata arrestata una donna di 41 anni, accusata di procurata inosservanza di pena, concorso in detenzione di arma comune da sparo e ricettazione. Nel casolare, i carabinieri hanno trovato una pistola con matricola abrasa, ma anche «altro materiale ritenuto di interesse e suscettibile di ulteriori approfondimenti investigativi».
La notizia dell'arresto l'ha data Matteo Renzi via twitter: «Preso nella notte dai carabinieri boss Fazzalari, Grazie e giudici e forze dell'ordine» ha scritto il premier, che poi su Facebook ha definito quella di ieri una «bellissima domenica»: «continuiamo a combattere la criminalità ovunque, palmo a palmo, casolare per casolare. Sono orgoglioso delle donne e degli uomini che servono lo Stato». Per il ministro dell'Interno Angelino Alfano «È uno dei gol più belli. La fuga dei criminali - ha aggiunto - ha sempre un termine, alla giustizia non si sfugge. Sono queste le vittorie che ci confortano e ci sostengono nel cammino difficile, ma possibile, contro il crimine organizzato».
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