Addio alle 21 Ulss venete, si scende a 9. Che sono (tranne qualche dettaglio, tipo

Venerdì 7 Ottobre 2016
Addio alle 21 Ulss venete, si scende a 9. Che sono (tranne qualche dettaglio, tipo Cavallino-Treporti che da Venezia passa col Veneto orientale) le stesse che dallo scorso dicembre, con la nomina da parte del governatore Luca Zaia dei 9 commissari, amministrano la sanità veneta. Dunque, se la riforma sanitaria, una volta divenuta legge, passerà il vaglio del Governo, dal prossimo 1. gennaio avremo definitivamente 9 direttori generali per 9 Ulss: una per provincia, più quelle del Bassanese e del Veneto orientale. È vero che prima di arrivare all'approvazione finale della legge serviranno settimane, visto che c'è un'altra decina di articoli da affrontare, tutti sommersi da emendamenti e subemendamenti dell'opposizione. Ma l'approvazione ieri dell'articolo 12 che taglia le Ulss portandole a 9, è un dato di fatto. E che segna un trend: nel 1978 le Ulss in Veneto erano 31, nel 1984 sono lievitate a 36, il primo taglio a 21 nel 1994, adesso l'accetta.
Per arrivare al voto (26 sì, 21 no, tra gli assenti il governatore Zaia) ci sono volute 33 sedute del consiglio regionale e quasi 110 ore di dibattito, peraltro monopolizzato dalle minoranze, mentre i consiglieri di maggioranza sono rimasti incollati alla poltrona per garantire il numero legale. Dopo che le trattative sul numero delle Ulss sono naufragate, dopo che la maggioranza per cestinare gli emendamenti ha presentato un articolo 12 sostitutivo di quello originario (metodo impropriamente chiamato "canguro") dando una manciata di minuti per i subemendamenti, alla fine alle minoranze non è rimasto che sfruttare ogni secondo sperando in una mediazione che non c'è stata, nonostante incontri al vertice (uno anche con Zaia che pareva portasse a 10 Ulss) e rialzi e ribassi nei corridoi del Ferro Fini.
«Ostruzionismo esagerato», ha detto la capogruppo della Lista Zaia, Silvia Rizzotto. «Il vostro ostruzionismo non ha giovato a nessuno», ha aggiunto il capogruppo della Lega Nicola Finco, dopo peraltro aver ringraziato il correlatore di minoranza Claudio Sinigaglia («Un ottimo interlocutore quando abbiamo trattato l'Azienda Zero, purtroppo non è accaduto lo stesso sul numero delle Ulss»). Duro il commento del Pd, che ha denunciato le forzature regolamentari e non esclude di ricorrere al Tar: «I territori sono stati traditi, alcuni premiati e altri danneggiati, creando cosi una sanità di serie A e una di serie B. Questa ottusa rigidità sulle nove Ulss è l'esempio della peggior politica, frutto di pressioni lobbistiche e clientelari». «Una porcata contro i cittadini veneti», ha tuonato il tosiano Andrea bassi. «L'atteggiamento della maggioranza - ha aggiunto la capogruppo dem Alessandra Moretti - ha unito tutte le forze di opposizione». Una "unità" che però Erika Baldin del M5s ha demolito parlando di «spartizione politica cui hanno partecipato tutti tranne noi che non facciamo compromessi e non siamo attaccati alle poltrone».
Il consiglio regionale torna a riunirsi martedì e mercoledì alle 9.30. "Sconvocata" la seduta di oggi perché - parole del presidente Roberto Ciambetti - l'Ufficio legislativo è stato «subissato da decine di emendamenti e centinaia di subemendamenti», tutte carte che vanno riordinate. Al Ferro Fini già si parla di una richiesta di incontro da parte dell'opposizione per inserire nella riforma la possibilità di rivedere i criteri nel 2019, così da far nascere in futuro nuove Ulss. Una richiesta che, dicono in casa Lega, non potrà essere accettata. E allora come andrà? Manuel Brusco, M5s, l'ha promesso in aula: «Da qui in avanti sarà una Saigon».
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