Accumoli, borgo fantasma

Giovedì 25 Agosto 2016
Accumoli, borgo fantasma
(Segue dalla prima pagina)


(...) e ora pare il simbolo di una muta devastazione che ha spaccato in due Accumoli, da una parte i morti, dall'altra i vivi che piangono i morti. L'epicentro del terremoto è un magnifico paese appenninico di 600 anime che si popola solo d'estate, adagiato sul Velino, brullo e sassoso. La montagna pare essersi risvegliata da un suo lungo sonno scrollandosi di dosso a scossoni la sua rabbia. Un tuono, un “mostruoso boato”, come lo descrivono gli abitanti raccolti a gruppetti nella piazza dove tutto è crollato. Occhi smarriti si posano sui monumenti che non ci sono più; la Madonna di bronzo che sovrastava l'obelisco dei caduti della seconda guerra mondiale è stramazzata al suolo e giace in terra. Anche il grande busto di bronzo di Salvatore Tommasi, “genio del risorgimento”, strappato dal suo piedistallo, sembra un cadavere appena abbattuto. Tutto in pezzi, tutto sbriciolato. Non una sola casa agibile. Crepe, fessure profonde anche trenta centimetri, spaccature sui muri portanti, vetri polverizzati, persiane divelte da una forza smisurata sprigionatasi dalle viscere del Velino. Le lacrime dei superstiti non bastano a dare la misura del dolore per tutto ciò che non esiste più. Ettore, il cane del benzinaio, vaga solitario tra i calcinacci a muso basso. La vita in una manciata di secondi è cambiata per sempre. Alessandra è riuscita ad acciuffare suo nipote Stefano salvandogli la vita. Indica il palazzo nel quale viveva. Una ragnatela di crepe, impossibile abitarlo. “Non abbiamo più nulla, sono scappata fuori in mutande. Ho sentito una specie di tuono, difficile da descrivere, un rumore fortissimo come una esplosione poi le pareti le ho viste ondeggiare come fossero di carta. La luce è andata via. Al buio con mio nipote in braccio sono scesa dalle scale, cercando nell'oscurità con il piede se vi fosse ancora il gradino di sotto. Non so come ho fatto”. Nessuno di chi è sopravvissuto sa spiegare come sia riuscito a salvarsi. Una manciata di secondi e poi il baratro. Polvere ovunque, macerie, un calorifero che penzola da un balcone.
I primi ad arrivare quassù sono stati i Vigili del Fuoco di Siena. Sono partiti subito, alle 4 del mattino. Un ceffone bestiale ha polverizzato il campanile della chiesa di San Francesco, collassata in una rovinosa caduta sul tetto di una casa con tutte le sue pesantissime campane. Gli ultimi rintocchi sono stati a morto: quattro, sul colpo,una giovane coppia e due bambini, Riccardo, otto mesi, Stefano di 8 anni. “Mio fratello era lì, non c'è più” singhiozza Marcella abbracciando sua figlia. Il sindaco ha gli occhi umidi. Stefano Petrucci, geometra, inagibile anche casa sua. “E' difficile pensare a degli edifici in sicurezza con un sisma del genere”. Le borgate attorno non sono messe meglio. C'è chi rifiuta di lasciare la propria casa. “Sette morti nel comune, e quattro dispersi che abbiamo già individuato e stiamo scavando” informa il capitano dei Carabinieri, Emanuela Cervellera, arrivata a vedere la caserma che non esiste più. Diversi crolli di edifici danneggiati nella notte sono proseguiti per tutta la giornata. Una scossa, un rumore sordo, una nuvola di polvere alzata dal vento. “Mi dica dove posso andare. Sono 71 anni che vivo qui. Da questa seggiola non mi muovo”. La signora Lucia non ne vuole sapere di alzarsi. Si asciuga gli occhi lentamente. “Me ne sto qui sotto questo albero, ma almeno posso vedere la mia casa”. Il figlio si inginocchia e la prega di seguirlo, la porterà al sicuro. Restare a esaminare cosa è rimasto di Accumoli può spezzare il cuore. Su una panchina, fuori dal rischio crolli, una vecchina piagnucola una nenia.
Franca Giansoldati

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