Politica e giustizia i frutti avvelenati dell'anomalia italiana

Domenica 17 Settembre 2017
Né sappiamo quali fossero le direttive del Pm di Napoli al capitano Scafarto, visto che i due si scaricano reciprocamente le responsabilità, con il risultato di essere entrambi indagati di falso. Ma sappiamo che questa vergognosa vicenda ha fatto emergere, ancora una volta, sia le anomalie del nostro sistema giudiziario sia le sue funeste influenze sulla politica, e quindi sulla democrazia. E questo ci induce a tre considerazioni.
Primo. Questo maledetto imbroglio è stato reso possibile dall'uso spregiudicato delle intercettazioni, dall'arbitrio con il quale si iniziano le indagini e dall'esistenza di reati evanescenti - come l'abuso di ufficio e il traffico di influenze - che possono facilmente esser attribuiti a chiunque si abbia interesse a delegittimare. Se veramente si voleva colpire Tiziano Renzi e con lui il più illustre figlio - è stato un gioco da ragazzi ascoltarne migliaia di conversazioni, estrapolarne frasi di significato incerto, costruirvi sopra un'ipotesi di reato, e alla fine passare tutto ai giornali. Qualsiasi cittadino è vulnerabile davanti a questa micidiale combinazione di perversioni, che sta diventando quasi grottesca. Ancor più grottesco è che la politica non si sia accorta che in tal modo essa è diventata un giocattolo alla mercè della magistratura, o almeno di quella più esaltata. Il ministro Orlando procede cautamente sulla strada della riforma, e già retrocede intimidito davanti alle prime reazioni. Riflettano tutti che domani può capitare anche a loro.
Secondo. La dottoressa Musti, capo della Procura di Modena, ha ricostruito davanti al CSM l'allucinante dialogo con i due ufficiali dei Carabinieri che le proponevano di far scoppiare la bomba contro il Primo Ministro. La gravità del contegno di questi due signori non sta tanto in queste espressioni improprie, e nemmeno nel loro atteggiamento definito dalla Musti esagitato. Sta nel fatto che l'informativa che conteneva quel presunto esplosivo era un collage sgangherato di chiacchiere da bar, e che i dischetti delle intercettazioni non recavano nemmeno i sigilli. Insomma, un pasticcio indegno. La PM è stata saggia a liberarsene senza darvi seguito, e ancor più lodevole a mantenerne il segreto, fino a quando ha dovuto rivelarlo nella sede istituzionale. Purtroppo altri magistrati hanno agito diversamente.
Terzo. Se si dimostrasse che questi atti di indagine - con le allegate intercettazioni - sono stati manipolati o alterati per attribuire a Tiziano Renzi un reato, si andrebbe ben oltre i reati di diffamazione e falso per i quali già ora si sta procedendo. Ci troveremmo davanti all'ipotesi di calunnia reale pluriaggravata, e sarebbe, per quanto ci ricordiamo, il primo caso nella nostra storia giudiziaria di un concorso tra toghe e divise per compromettere una personalità politica. Nessuno dubita che si tratterebbe di un caso episodico e isolato. Ma proprio per questo le Autorità di controllo devono procedere con efficienza e rapidità, quantomeno per rassicurare un'opinione pubblica a dir poco sconcertata.
Concludo. Da quando, vent'anni fa, Berlusconi fu estromesso dal governo attraverso la notifica giornalistica di un'informazione di garanzia, la politica ha subìto intollerabili condizionamenti dalle inchieste giudiziarie. Essa ha peraltro contribuito a questa sciagurata anomalia con l'atteggiamento ambiguo e ondivago di legalismo moralizzatore e di garantismo sospetto, a seconda che le indagini riguardassero gli avversari o gli amici. Il revirement dei Cinque Stelle sulla candidabilità degli indagati ne è un esempio clamoroso. Tutti i tentativi di limitare l'insindacabile arbitrio di qualche euforico Pm - magari ispirato da segrete ambizioni elettorali - si sono infranti davanti all'alibi , facilmente contestabile, che queste riforme avrebbero compromesso l'efficienza delle indagini, favorito la criminalità mafiosa, e vulnerato l'indipendenza della magistratura. Ora si vedono i frutti di questa inerzia rassegnata. Frutti amari per chi li assapora, e purtroppo avvelenati per la nostra claudicante democrazia.
Carlo Nordio

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci