Otto casi di epatite A in un mese

Sabato 18 Marzo 2017
Otto casi di epatite A in un mese
Otto casi di epatite A nell'arco di un mese, tutti concentrati nella provincia di Udine. Tra i sanitari desta preoccupazione il micro-focolaio che si è notato in queste settimane, reso noto dalla direzione centrale Salute della Regione, che ha precisato che, secondo un rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, l'infezione sta colpendo in particolare 13 Paesi europei con 200 casi in tutto.
Tra giugno 2016 e febbraio 2017 si sono registrati in Italia 69 casi con due focolai a Roma e Milano e ora a Udine. Gli otto pazienti sono stati ricoverati e seguiti dalle strutture sanitarie della provincia e ora sono in corso accertamenti per determinare se ci sia eventualmente una matrice comune - di questo si occuperà anche l'Istituto superiore di sanità - e per diagnosticare eventuali altre patologie sessualmente trasmissibili dal momento che la causa principale di questo improvviso aumento di casi sarebbe imputabile a rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso e non protetti. «Normalmente la principale via di trasmissione dell'epatite A è quella alimentare», spiega il direttore della Clinica malattie infettive dell'Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, Matteo Bassetti. Solitamente, infatti, questa malattia del fegato acuta e contagiosa è riconducibile al consumo di pesce crudo o poco cotto proveniente da acque inquinate, «ma in questo caso precisa Bassetti ha colpito per lo più uomini giovani che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini e non ha a che vedere con acqua o cibo. Nessun untore aggiunge , ma va detto che la pratica di questi rapporti potrebbe avvenire all'interno di gruppi ristretti». Nessun timore per la popolazione, ma Bassetti punta il dito contro i rapporti sessuali non protetti: «Qui vediamo una malattia facile da diagnosticare, ma c'è il rischio di trasmissione di altre patologie. L'epatite A si può facilmente prevenire attraverso l'igiene personale, l'uso del preservativo e soprattutto il vaccino che è poco diffuso qui da noi». Su questo punto interviene Linda Gallo, del dipartimento di Prevenzione che spiega che «il vaccino è altamente efficace. La protezione si raggiunge già dopo 2 settimane dalla prima dose. Una seconda dose a distanza di 6-12 mesi ne prolunga l'efficacia protettiva per 10-20 anni».
Intanto, sempre la Regione ha informato che in questi primi mesi del 2017, contrariamente a quanto accade in altre aree d'Italia, in regione non si è registrato un anomalo incremento di casi di morbillo, ma che il rischio è dietro l'angolo perché la copertura vaccinale è troppo bassa anche in Fvg.
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