«Mini-Cie a Gradisca, va cambiato»

Martedì 14 Febbraio 2017
«Mini-Cie a Gradisca, va cambiato»
TRIESTE - «Il Governo deve varare il regolamento allo scopo di attuare i nuovi Centri per il rimpatrio dei migranti che non hanno titolo per restare, ma è evidente che Gradisca resti la sede più probabile, per diverse ragioni. Tuttavia per la popolazione locale non sarà affatto un cattivo affare».
L'assessore regionale Gianni Torrenti guarda idealmente la carta geografica del Friuli Venezia Giulia. Individuare la sede del Cpr voluto dal ministro dell'Interno Marco Minniti non è difficile: deve stare vicino a un aeroporto per facilitare materialmente le espulsioni, deve sfruttare le strutture di un preesistente centro di prima accoglienza ma non deve trovarsi in una città capoluogo. E allora Gradisca resta, in effetti, l'opzione di migliore probabilità. Ma non così come si trova oggi.
«Sulla scorta delle regole che saranno precisate dal Governo - chiarisce Torrenti - occorrerà modificare la struttura interna dell'ex Cie e del Cara di Gradisca». L'assessore regionale prefigura una prospettiva ben precisa: «La vecchia caserma Polonio consta di tre palazzine, delle quali attualmente una è dismessa (ex Cie) e due sono adibite a Cara». Ebbene «la possibilità migliore è utilizzare una sola palazzina per il Cara, passando dalle 522 presenze dell'attualità a non più di 140». Quanto alle altre due palazzine, «una verrebbe adibita a Centro per il rimpatrio, mentre quella di mezzo resterebbe inutilizzata». Certo, «occorrerà togliere una parte delle gabbie». Ma è chiaro che «il numero di stranieri presenti con diritto di libera uscita verrebbe drasticamente ridotto».
La Regione, frattanto, sta affrontando in questi giorni un brulicare di contatti con i sindaci nella prospettiva che i Comuni rispondano ai bandi prefettizi per l'accoglienza diffusa. «Sono tutti consapevoli che è meglio accogliere pochi richiedenti asilo, e la formula ideale è quella dello Sprar, piuttosto che vedersi imporre sul proprio territorio numeri ben più elevati in forza di convenzioni fra Prefetture e operatori privati».
A Udine, come annuncia il prefetto Vittorio Zappalorto, si registrano già 6-7 adesioni nuove e altre sono in arrivo. E proprio ieri la Cri ha attivato il wi-fi alla Cavarzerani, confidando che ciò attenui le insistenti presenze di gruppi di stranieri in centro città.
Ai piccoli Comuni che criticano il piano di Minniti Torrenti replica che «il vero problema non è che non possono, ma non vogliono accogliere migranti», visto che «realtà come Resiutta ce la fanno benissimo e senza turbolenze di sorta». Torrenti è convinto che in questo modo si crei una condizione d'ingiustizia: «Alla fine un Comune rifiuta e quello confinante si ritrova il doppio di presenze».
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