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Martedì 21 Febbraio 2017
Il Pd nazionale oggi capirà con quante anime andrà al congresso - se con la pluralità che ha sostenuto il dibattito interno in questi mesi o se con le voci che restano dopo la scissione mentre il Pd regionale s'interroga su ciò che non vorrebbe: i numeri della maggioranza in Consiglio regionale, se il gruppo Dem dovesse registrare qualche addio.
Ciò che accadrà a Roma, insomma, potrebbe non essere ininfluente per la solidità del Governo regional, guidato dalla presidente Debora Serracchiani, ormai ex vicesegretario nazionale. I conti non sono difficili. Su un Consiglio regionale composto da 49 consiglieri (presidente inclusa), la maggioranza si ha a 25 consiglieri. Il Centrosinistra viaggiava con 27 consiglieri dalla sua parte. Il primo sobbalzo si è avuto, però, con l'uscita del consigliere Stefano Pustetto dall'alleato Sel. Migrando nel Gruppo misto ha fatto sciogliere il gruppo del suo partito e ha anche confermato un voto non scontato per la maggioranza. E così i voti, diciamo sicuri, da 27 sono scesi a 26.
Ora si mostra lo spettro, per nulla immateriale, di un'accentuazione se non addirittura di un'uscita dal gruppo dell'indipendenza del consigliere Dem Mauro Travanut, che farebbe scendere i voti blindati della maggioranza a 25, comprendendo in questi quelli degli assessori-consiglieri, della presidente della Regione e anche del presidente del Consiglio regionale. In sostanza, i margini di manovra sarebbero praticamente nulli e tutti sarebbero costretti a un'assidua frequentazione del Consiglio, a un presenzialismo ad ogni costo.
Si porrebbe inoltre la questione del voto del presidente del Consiglio che, per abitudine, non ha mai votato nella storia della Regione, esprimendo così il suo ruolo di figura sopra le parti. Un comportamento che non ha un fondamento giuridico, ma che è diventato prassi e che difficilmente potrebbe essere infranto. Così oggi potrebbero maturare le circostanze per avviare una sorta di affaticamento spirituale, come lo stanno già definendo, nella maggioranza consiliare, per l'incombenza quotidiana di verificare la tenuta dei numeri. Anche se, è opinione diffusa, la fine anticipata della legislatura resta legata all'eventuale candidatura parlamentare della Serracchiani, piuttosto che alla messa in minoranza in Consiglio.

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