Trump perde un fedelissimo: Flynn «ricattabile da Mosca»

Mercoledì 15 Febbraio 2017
Cosa sapeva il presidente e quando lo ha saputo? Questa era una frase che gli americani si chiedevano negli anni Settanta all'epoca dello scandalo Watergate che portò alle dimissioni di Richard Nixon. Oggi se lo chiedono su Donald Trump. Vorrebbero sapere se il neopresidente sapeva o no che il suo consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn aveva avuto contatti con la Russia e aveva promesso che le sanzioni economiche imposte da Obama sarebbero state presto cancellate. Flynn si è dimesso lunedì sera, dopo che i servizi di intelligence americani hanno confermato di avere le trascrizioni delle otto telefonate che aveva scambiato con l'ambasciatore russo, lo scorso 29 dicembre.
Ieri, nella conferenza stampa quotidiana, il portavoce del presidente, Sean Spicer, ha sostenuto che le dimissioni di Flynn non sono state «una scelta politica», ma sono state dettate dalla «erosione di fiducia» che si è verificata fra il presidente e il suo consigliere. La Casa Bianca ha cercato cioè di trasformare la crisi in un problema di «fiducia» verso Flynn. Ma molti pensano invece che l'ex generale si sia macchiato di un comportamento pericoloso per la sicurezza nazionale. E ci si chiede appunto se Trump ne fosse al corrente.
Il dubbio è dettato dal fatto che alla fine di gennaio, il ministro della giustizia pro tempore, Sally Yates, aveva fatto pervenire alla Casa Bianca un messaggio di allarme dei servizi di intelligence, che - come avviene di routine a Washington - avevano ascoltato le telefonate dell'ambasciatore russo e avevano le trascrizioni dei colloqui con Flynn. La signora Yates ipotizzava una «fragilità» dell'ex generale e il rischio che potesse essere ricattato da Mosca. Ebbene, sono passate più di due settimane dopo quel campanello d'allarme, prima che Donald Trump abbia chiesto a Flynn di dimettersi. Nel frattempo la vicenda è venuta a galla, e si è anche saputo che Flynn aveva mentito al vicepresidente Mike Pence, e gli aveva detto di non aver mai parlato delle sanzioni, ma solo di questioni tecniche legate all'insediamento.
Quanto grave sia la caduta di Flynn a sole tre settimane nella presidenza di Donald Trump lo prova il fatto che gli stessi repubblicani vogliono vederci più chiaro. Il senatore Lindsay Graham, che insieme ai colleghi John McCain e Bob Corker sta conducendo una indagine sulle interferenze russe nelle elezioni, vuole chiamare Flynn a testimoniare. «Queste telefonate le ha fatte da solo - si preoccupa Graham -. Chi gli ha chiesto di farle? E da quanto tempo trattava con i russi?».
Ma c'è dell'altro nella giornata turbolenta di The Donald. Janet Yellen, la presidente della Federal Reserve, in audizione al Congresso, ha avvertito il presidente: i conti pubblici americani sono già su una traiettoria «insostenibile» e nel delineare le politiche di bilancio vanno tenuti sotto controllo. Il rischio è quello di un'implosione con ricadute sulla crescita del Pese.
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