«Mi sento come un miracolato quel boato non lo scorderò più»

Sabato 16 Settembre 2017 di Francesco Padoa
«Mi sento come un miracolato quel boato non lo scorderò più»
«Sì, sono vivo per miracolo. Se l'esplosione fosse stata più violenta sicuramente ora non sarei qui a raccontare come è andata».

Alfonso Cardarelli, romano, 24 anni, neolaureato in giurisprudenza, era sul vagone in cui è stata piazzata la bomba sulla metro londinese. Racconta al telefono, ancora sotto choc.

Si trovava vicino all'ordigno?
«Ero a non più di un metro, appoggiato al palo di sostegno, e la bomba era proprio alla mie spalle. Non l'ho vista perché quando sono salito sulla metro a Southfields, quattro fermate prima dell'esplosione, il vagone era già pieno di gente. Era l'ora di punta, tutti andavano al lavoro o a scuola, c'erano anche molti bambini. Se la bomba non fosse stata rudimentale, come poi ho sentito in televisione, sarebbe stata una vera strage».

Ha visto qualche movimento sospetto?
«Assolutamente no. Nessuno si è accorto di nulla, probabilmente la bomba è stata lasciata in mezzo a quella folla, alle mie spalle, in una delle quattro fermate prima dell'esplosione. E chi l'ha lasciata è sceso subito».

Cosa ricorda di quei momenti?
«Il boato, forte, ma non così tremendo. Poi i vetri rotti, le urla, il panico che si diffondeva. Ma per fortuna il treno si era appena fermato, e subito si sono aperte le porte. La gente scappava da tutte le parti, molti dei feriti si sono fatti male proprio nella fuga, alcuni hanno scavalcato la recinzione di tre metri, saltando fuori dalla stazione di Parsons Green, che è all'aperto, e riportando contusioni varie. Altri sono stati calpestati dalla gente che fuggiva terrorizzata».

E lei che ferite ha riportato?
«Io mi sono ritrovato con i capelli bruciati e qualche piccola e dolorosa ustione sulle orecchie. Ma niente di grave rispetto a quello che poteva essere, infatti non mi sono nemmeno fatto medicare. Ho chiamato i miei per tranquillizzarli e poi sono andato a casa a farmi una doccia. E solo allora, a freddo, riguardando il mio zaino e il giacchetto completamente bruciati, distrutti, ho capito il terribile rischio che ho corso».

All'uscita dalla metro cosa le ha chiesto la polizia?
«Ecco, questa è una cosa strana. Perché io mi aspettavo che fermassero tutti, per chiedere ai testimoni, come me, qualche informazione utile alle indagini. Invece non hanno fermato nessuno».

Ora come cambierà la sua permanenza a Londra?
«Sono qui per seguire un corso di legal english per avere migliori requisiti per trovare lavoro in Italia. Resterò qui un'altra decina di giorni e la mia permanenza sarà condizionata da questa tremenda esperienza. Sicuramente da domani, per andare al corso, non prenderò più la metro ma andrò in autobus. Quando sono arrivato qui non avevo paura di attentati, anche se Londra è da anni nel mirino dei terroristi. Nei giorni scorsi, per le strade c'era un'atmosfera serena, tanta polizia in giro ma la gente viveva tranquilla. Ora sarà diverso, sicuramente per me, che mi sento un po' miracolato».

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