Francia, primarie socialiste In testa la sorpresa Hamon

Lunedì 23 Gennaio 2017
Francia, primarie socialiste In testa la sorpresa Hamon
La sinistra utopista di Benoit Hamon, la sinistra del reddito di cittadinanza e della tassa sui robot ha vinto ieri il primo turno delle primarie per scegliere il candidato della gauche alle prossime presidenziali. Dietro al 35% di Hamon rivelazione di questo scrutinio - al secondo posto, arranca Manuel Valls, che ha resistito all'onda del nuovo, e ha ottenuto più del 30%.
Il ballottaggio di domenica prossima si annuncia difficile per l'ex premier, che ieri sera non riusciva comunque a nascondere un lieve sorriso di sollievo sopra l'austera dolcevita nera: il secondo posto è certo deludente - anche se non imprevisto ma almeno il peggio è stato evitato, non c'è stata l'umiliazione toccata a Nicolas Sarkozy, tragicamente bocciato al primo turno delle primarie della destra. Domenica saranno le due sinistre che lo stesso Valls aveva una volta definito «inconciliabili» a scontrarsi: quella social-liberale dell'ex premier e quella ecologico-sociale, alternativa, alla Bernie Sanders, di Hamon. Terzo, fuori dai giochi invece Arnaud Montebourg, eroe della demondializzazione, della sinistra nemica dell'Europa, paladino del made in France: ha preso il 18%, è stato doppiato dal suo ex compagno di fronda Hamon. Adesso potrà soltanto trasformarsi in serbatoio di voti per impedire la vittoria di Valls. Ieri Montebourg è stato il primo a parlare, e senza indugio ha chiesto di votare per Hamon al ballottaggio di domenica, in nome dell'Unione delle sinistre e della loro «lotta comune alle politiche liberali».
Senza sorprese, è rimasto ai nastri di partenza Vincent Peillon, l'ex ministro dell'Educazione e professore di filosofia, avrebbe dovuto incarnare la sinistra della sintesi, quella che non sopravvivrà al quinquennio di François Hollande. Il presidente che a dicembre, colpito da cronica impopolarità, ha deciso di non ricandidarsi - si è tenuto lontanissimo dalle primarie. E non solo perché si trovava in visita in Cile.
Se il risultato del voto di ieri è stato netto, l'entusiasmo è mancato. La partecipazione si è mantenuta sotto i due milioni di votanti. Gli organizzatori hanno evitato il fallimento (fissato alla soglia del milione e mezzo), ma non sono riusciti ad arrivare ai due milioni, linea minima per stabilire che il partito socialista ha ancora forze ed energie per risollevarsi dagli anni Hollande e dalle lotte intestine. Siamo lontani dai 2,7 milioni di partecipanti alle primarie del 2011, le prime aperte nella storia della gauche, che portarono alla candidatura di Hollande. E lontanissimi dai 4,2 milioni di elettori al primo turno delle primarie della destra, che due mesi fa hanno portato alla selezione di François Fillon.
Per gli osservatori nessuna sorpresa: nessuno non solo i sondaggi crede che il candidato della gauche avrà grandi possibilità di succedere a Hollande all'Eliseo. Il risultato sarà però determinante per il futuro del partito socialista e anche per lo svolgimento della campagna presidenziale. Se Hamon riuscirà a imporsi, molti riformisti vicini a Valls troveranno forse più facile votare per l'outsider Emmanuel Macron, mentre si troverà più in difficoltà l'altro candidato della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon. Ieri Hamon è apparso radioso sul battello sulla Senna che è il suo quartier generale. È riuscito a far dimenticare di essere da lungo tempo membro dell'apparato di partito, ex pupillo di Martine Aubry, e a imporre al centro della campagna la sua proposta di reddito di cittadinanza.
Davanti alle critiche di fattibilità, ha edulcorato il progetto iniziale di 750 euro a tutti i cittadini ma promette una grande «assemblea cittadina» che detterà modalità e tappe per la realizzazione.
Valls non è meno agguerrito. Ha arringato gli elettori, invitato a evitare «una sconfitta annunciata», quella di Hamon e delle promesse «irrealizzabili», e di credere nella «vittoria possibile».
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