Berlino: l'America di Trump non più leader d'Occidente

Martedì 30 Maggio 2017
BERLINO - Il discorso del tendone della birra di Angela Merkel segna a Berlino uno spartiacque nelle relazioni diplomatiche con gli Usa di cui «non ci si può più fidare». Il giorno dopo, pur con qualche aggiustamento, i toni non cambiano: il vicecancelliere Sigmar Gabriel, ministro degli Esteri tedesco, dice senza mezzi termini che con Donald Trump gli Usa compromettono la loro leadership. Lanciando un allarme anche più ampio: «L'Occidente è diventato più piccolo, o almeno più debole, cambiano i rapporti di forza».
Si complica così la gestione della crisi migratoria. Il concetto del ridimensionamento di Washington riecheggia in un nuovo intervento della Merkel di ieri: «Chi si mette i paraocchi nazionali rischia di finire in disparte». La cancelliera è tornata anche sull'accordo di Parigi: la strada per realizzarlo è «impervia e lunga». È stato quindi giusto, a Taormina, non mascherare le differenze.
Ad ammorbidire il tiro ha provveduto invece il suo portavoce Steffen Seibert, il quale ha sottolineato «quanto siano importanti» per la cancelliera le relazioni tedesco-americane, «solido pilastro della nostra politica estera e di sicurezza». «La Germania continuerà a lavorare per rafforzarle», è la garanzia offerta nella settimana in cui Merkel incontrerà i leader di India e Cina, mentre i media nazionali parlano dell'esigenza di «nuovi alleati». La strategia politica e comunicativa adottata a Berlino, che coinvolge l'Europa, punta chiaramente sull'aumento della pressione, in particolare in vista della decisione sul clima, che Trump ha annunciato a breve. Infatti la svolta della Merkel sarebbe maturata per effetto del fallimento del G7 siciliano proprio sull'attuazione degli accordi di Parigi sull'ambiente. Ma anche, è bene ricordarlo, dopo un incontro con Barack Obama, ex partner strettissimo della cancelliera, che le «consegnò» la leadership dell'Occidente prima di congedarsi dalla Casa bianca. Oggi Obama è disoccupato, ma è emerso con chiarezza anche nel recente viaggio in Europa che ha incrociato i passi di Trump, che l'ex presidente non sia davvero «fuori servizio». Si potrebbe quindi ben immaginare che questo duo, più che collaudato, si sia confrontato sulla linea da tenere con gli Usa dell'era Trump. Va rilevato inoltre che qualche voce americana ha già fatto presente che la pressione esterna, negli Usa, a questo punto «aiuta».
Ma la reazione alle divergenze emerse dal G7 non è tangibile solo a Berlino. «L'Ue deve crescere, dobbiamo assumerci le nostre responsabilità nel campo della difesa e dei rapporti con l'Africa», ha detto Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo. «Non possiamo continuare a contare sempre sull'aiuto dello zio Sam» - è il ragionamento che ricalca le parole di Merkel, secondo cui «i tempi della fiducia totale sono finiti e l'Europa deve prendere il destino nelle proprie mani». La formula scelta dalla leader tedesca, che ha preso le distanze da Trump senza citarlo, ha provocato però irritazione a Londra, dove gli artefici della Brexit si sono sentiti chiamati in causa. «Mentre avviamo i negoziati per la Brexit siamo in grado di rassicurare la Germania e gli altri paesi europei di restare partner forte nella difesa nella sicurezza, oltre che, speriamo, nel commercio», ha replicato la ministra dell'Interno Amber Rudd.
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