Orlando: «Il Pd non autosufficiente ma basta alleanze a destra»

Domenica 12 Marzo 2017 di Marco Conti
Orlando: «Il Pd non autosufficiente ma basta alleanze a destra»
Weekend di primarie e di confronto-scontro a sinistra e nel Pd. Oggi Andrea Orlando, ministro della Giustizia candidato alla segreteria del Pd convinto che il Pd non possa ritenersi autosufficiente, sarà all’Eliseo di Roma con Nicola Zingaretti. Dal Lingotto gli sono arrivati auguri e in bocca al lupo, ma anche qualche idea su come riformare la giustizia.

Ministro, cominciamo proprio dalla vocazione maggioritaria del Pd e dalla coincidenza tra segretario e candidato-premier. Sarà un tema sul quale il Congresso dirà una parola chiara o si risolverà solo se non vincerà Renzi?
«Per me la vocazione maggioritaria non è la coincidenza tra le due figure. È invece l’ambizione di una proposta riformista in grado di rivolgersi a tutto il Paese. Sino ad ora la vocazione maggioritaria sì è retta anche su un sistema spiccatamente maggioritario e bipolare. Adesso va fatta vivere in un sistema nuovo, tripolare e, per quanto si possa sperare di non tornare a un sistema proporzionale, l’esito è tutt’altro che scontato. Pensare di risolvere il tema della vocazione maggioritaria con l’identità di funzioni significa non vedere quello che sta succedendo. Già in questa legislatura, per due volte, le figure non hanno coinciso, tutto porta verso l’esigenza di un sistema di alleanze».

Alleanze ma con chi? A sinistra il Pd dialoga solo con Pisapia o anche con gli scissionisti di Mdp?
«Guardo con attenzione quanto si muove alla nostra sinistra, il Campo progressista di Pisapia è sicuramente una proposta di grande interesse. Nei giorni scorsi sono stato criticato perché sembrava che con la contestazione delle due funzioni mettessi in dubbio la vocazione maggioritaria. Invece non è così. Il punto fondamentale è come si può salvare un po’ di premio di maggioranza in grado di evitare la deriva delle larghe intese. Se ci si preoccupa di questo il primo problema da affrontare è trovare intese con altre forze in Parlamento per fare una legge elettorale che vada in quella direzione».

Il Mattarellum?
«Continuare a dire Mattarellum sapendo che non ci sono le condizioni, significa andare a votare con i due sistemi scritti dalla Corte Costituzionale. Ovvero con una legge elettorale che oltre a indebolire la vocazione maggioritaria ci porta o alla sindrome spagnola o alle larghe intese».

Pensa sia ancora possibile fare una legge elettorale?
«Prendere o lasciare non è il modo per provare a fare una legge elettorale. Proviamo a vedere se lavorando o sul premio alla lista e gli sbarramenti o su un premio di coalizione, riusciamo a costruire una maggioranza in Parlamento per superare l’attuale sistema. C’è una proposta di tutto il Pd formulata prima del referendum che può costituire un punto di partenza».

Il Pd secondo lei con chi dovrebbe cominciare ad interloquìre? Preclusioni nei confronti di Ncd e degli altri pezzi di berlusconismo ora vostri alleati?
«Il problema è che se restano pezzi di berlusconismo rivendicano un programma di centrodestra, come è stato fatto in questi mesi, ed è poi complicato costruire alleanze di centrosinistra. Il tema fondamentale è concentrarsi su un programma di uguaglianza e di forte redistribuzione del reddito. Questo è l’asse intorno al quale costruire le alleanze. Non possiamo più allearci con pezzi di destra».

Ci sarà nella sua piattaforma congressuale un capitolo dedicato alla giustizia? 
«Certamente, sono le cose che abbiamo cominciato a fare e che non riusciremo a concludere. Credo che lo sviluppo di una politica riformista sia la prosecuzione del lavoro fatto, magari in un quadro più omogeneo e in una maggioranza più coesa su questo punto».

Mercoledì al Senato si vota il processo penale con tanto di delega sulle intercettazioni. È vero che verrà scritta seguendo le indicazioni dei magistrati?
«Noi su tutte le deleghe seguiamo lo stesso metodo. Ovvero coinvolgere i diversi soggetti della giurisdizione e le commissioni sono state sempre composte da magistrati, avvocati e accademici. Faremo così anche questa volta. Credo sia importante che tutte le componenti partecipino e credo che in questo caso vada coinvolta anche la stampa».

Dal Lingotto spira una vento anti-giustizialista dovuto, secondo lei, alle recenti inchieste o ad un cambio di dna del Pd?
«Il garantismo deve essere la cifra del Pd, non ci vedo nulla di strano. Va però affrontato il tema del perché il giustizialismo ha attecchito nel nostro popolo. Questo non è un problema della magistratura ma della sinistra che in questi anni ha smesso la battaglia per la giustizia sociale e il rinnovamento della classe dirigente. In qualche modo si è ricorso ad un surrogato pensando che il processo penale possa essere la soluzione per problemi di carattere sociale o politico. Ciò non solo non è vero ma nuoce anche al processo penale che ha invece il compito di perseguire reati e non effettuare palingenesi».

Lei vede una saldatura tra giustizialismo e antipolitica?
«Ogni volta che la politica non è in grado di fare il suo mestiere la gente cerca altre strade».

Dopo le primarie, chiunque dovesse vincere, pensa che vi troverete tutti dalla stessa parte o dobbiamo aspettarci altre scissioni?
«Io sarò nel Pd. Non posso parlare a nome di altri, auspico che anche Renzi ed Emiliano dicano lo stesso. Mi sono candidato perché ho visto incrinarsi la prospettiva del Pd, ora dobbiamo rafforzarlo e non certo dividerlo. Certamente va costruito un partito completamente diverso dall’attuale».

Renzi dice di essere passato dall’io al noi. Non ci crede?
«Mi auguro sia così e che si concretizzi, ma occorre anche recuperare le ragioni del perché si è arrivati al partito dell’io e come smontarlo. Altrimenti l’affermazione resta generica».

A maggio l’arrivo di un nuovo segretario nel Pd rafforza o no la legislatura e il governo?
«Voglio prendere per buone le parole di tutti i candidati e non mi sembra che nessuno a questo punto abbia interesse o volontà di mettere in discussione l’esperienza di governo. Credo dovremmo sorvegliare il modo in cui faremo la campagna per le primarie perché uno scontro oltre il limite rischia di produrre effetti collaterali sul governo. Inoltre dovremmo anche ricordarci che un mese dopo le primarie avremo le amministrative».
 
Ultimo aggiornamento: 15:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA