Avramopoulos: «Italiani da elogiare per la grande umanità, la gente di Goro doveva fare lo stesso»

Mercoledì 26 Ottobre 2016 di David Carretta
Avramopoulos: «Italiani da elogiare per la grande umanità, la gente di Goro doveva fare lo stesso»
STRASBURGO - Confrontata al protrarsi della crisi dei migranti, la Commissione europea ieri ha proposto di prolungare per mesi i controlli alle frontiere in Germania, Austria, Danimarca, Svezia e Norvegia. Ma anche gli incidenti a Goro creano allarme, nel momento in cui l’Italia è sempre più sotto pressione. Secondo il Commissario agli Affari interni, Dimistris Avramopoulos, i cittadini e le autorità locali devono mostrare «umanità» nei confronti dei migranti.

Commissario Avramopoulos, in Italia stanno aumentando le tensioni legate alla crisi dei migranti. A Goro ci sono state delle barricate per bloccare l’arrivo di 12 donne, di cui una incinta. Qual è la sua reazione? 
«Gli italiani, come i greci, devono essere elogiati per aver dimostrato, in circostanze molto difficili, una grande umanità nei confronti di questa gente disperata. Non sono a conoscenza di questo incidente specifico. È una questione che deve essere gestita dalle autorità locali. Ma le autorità e la popolazione locali dovrebbero comportarsi al meglio in queste circostanze e seguire l’esempio della maggioranza dei cittadini italiani». 

Cosa può fare la Commissione per aiutare ad allentare queste tensioni? 
«È qualcosa che non possiamo gestire noi: non è una competenza della Commissione. Ma sosteniamo le autorità locali e nazionali. Voglio dire ancora una volta che dobbiamo lodare l’Italia per tutti i progressi realizzati negli ultimi due anni».

Il governo italiano accusa l’Europa di non fare abbastanza per aiutarlo...
«Cosa vuol dire l’Europa? Si riferisce alla Commissione europea o ad alcuni stati membri? Penso che l’Italia si riferisca ad alcuni stati membri... Tutti gli stati membri devono rispettare e applicare la nostra politica di relocation». 

Eppure le relocation non decollano.
«Tre mesi fa ero molto amareggiato per gli scarsi risultati. Ma negli ultimi tempi le relocation hanno iniziato a funzionare: 6 mila persone sono state ridistribuite dalla Grecia e dall’Italia in altri paesi dell’Ue. Se seguiamo il ritmo degli ultimi tempi, molto presto potremo dire che questo meccanismo funziona. E deve funzionare perché anche le altre questioni – come Schengen – hanno anche a fare con le relocation». 

Le relocation sono l’altra faccia della stessa medaglia. La Commissione europea ieri ha proposto di prolungare per altri tre mesi i controlli alle frontiere in 5 paesi. È la nuova normalità di Schengen?
«No, non è la nuova normalità. È la strada che ci porta verso un normale funzionamento di Schengen. I paesi che hanno chiesto un’estensione dei controlli alle frontiere hanno presentato ragioni giustificate. Le abbiamo esaminate e abbiamo concesso questo periodo di tre mesi in più. Ci sono ancora alcune circostanze eccezionali. Per esempio, i 60 mila migranti che si trovano attualmente in Grecia, con ritardi nella gestione delle richieste di asilo e in termini di relocation. Questa situazione deve essere risolta il più presto possibile. Ma sono convinto che nei prossimi mesi, con la piena operatività del corpo europeo di guardiacoste e guardia-frontiere e grazie all’accordo Ue-Turchia, saremo nella posizione di tornare al normale funzionamento di Schengen».

L’Austria ha più volte minacciato controlli alle frontiere al Brennero. Teme movimenti secondari di migranti dall’Italia? 
«Non ci sono segnali in questo senso. Finora le autorità nazionali italiane si sono dimostrate molto efficienti per evitare movimenti secondari». 

 
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