Telecom, i fondi bocciano la lista Vivendi

MILANO - L'assemblea di Telecom per il rinnovo del cda si preannuncia calda e ancora una volta i grandi fondi americani saranno l'ago della bilancia. Vivendi si presenterà forte del suo 24% con una lista di 10 candidati, ma non sarebbe la prima volta che il primo azionista viene ridotto in minoranza e i francesi, che non vogliono andare allo scontro, riaffermano il loro ruolo di azionista di lungo termine. Vivendi ha investito circa 3,8 miliardi in Telecom e circa 1,3 miliardi in Mediaset: non è difficile immaginare quale sia la sua prima scelta e all'assemblea di Mediaset a giugno si presenteranno, per non infrangere la legge, con solo il 10% e non è escluso che possano pensare di conferire le azioni a un trust. Dopo che i proxy advisor, da Iss a Glass Lewis e anche Frontis, hanno emesso le stesse raccomandazioni di voto, in particolare raccomandato un voto contrario alla politica di remunerazione, il supporto alla sola lista Assogestioni (5 nomi di indipendenti) ed un voto contrario alla deroga del divieto di concorrenza Vivendi sostiene che «è ugualmente nell'interesse di Telecom poter contare su un azionista di lungo termine» che «rafforza il ruolo di Telecom, fornendole gli strumenti per cogliere nuove opportunità e rispondere alle sfide di un settore come quello delle telecomunicazioni che prevede l'arrivo anche a breve di un nuovo player. Telecom Italia può trarre beneficio dalle risorse di Vivendi e dalla sua forte capacità di produzione di contenuti, di distribuzione digitale e di comunicazione. Il management di Telecom Italia potrà in questo modo creare considerevole valore per clienti, dipendenti e azionisti».
Arnaud de Puyfontaine, Ceo di Vivendi, rassicura anche il Governo: «Intendiamo collaborare in modo stretto con il management ma anche con il Governo italiano per contribuire allo sviluppo di un grande gruppo italiano».
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