Tasse anche per i giganti del web

Martedì 23 Maggio 2017
Tasse anche per i giganti del web
ROMA - Primo passo verso la web tax. La commissione Bilancio della Camera, dopo 4 anni di stop and go, ha approvato l'istituzione di un percorso ad hoc per le multinazionali che operano nel digitale che vogliono mettersi in regola con il fisco italiano senza aspettare che a muoversi sia l'Agenzia delle Entrate insieme a tribunali e Guardia di Finanza come già successo con Apple e Google.
L'emendamento Boccia, sottoscritto da quasi tutti i gruppi e approvato con l'astensione di Lega, Scelta Civica e Movimento 5 Stelle, introduce una norma transitoria, in attesa che a livello internazionale maturi l'accordo per modificare il concetto di stabile organizzazione, così come auspicato anche dai ministri delle Finanze del G7, che hanno dato mandato all'Ocse per formulare delle proposte concrete già a marzo del prossimo anno.
«Chi fa business in Italia è giusto che paghi le imposte come ogni altra impresa italiana», ha commentato Boccia, sottolineando che ora «non è più rinviabile la discussione in sede Ue sulla stabile organizzazione, così definita da una normativa comunitaria, scelta figlia di un tempo in cui la diffusione di Internet era ancora agli albori». Nel frattempo, le imprese digitali non residenti con oltre un miliardo di ricavi e un giro d'affari di almeno 50 milioni in Italia potranno raggiungere accordi preventivi con l'Agenzia delle Entrate avvalendosi di una sorta di cooperazione «rafforzata».
I colossi del web che «ravvisino il rischio che l'attività esercitata nel territorio dello Stato costituisca una stabile organizzazione» possono chiedere che questa venga in effetti riconosciuta e mettersi in regola per il passato attraverso l'accertamento con adesione, con l'incentivo di non incorrere più nel rischio penale e di vedersi dimezzare le sanzioni e accedere per il futuro al regime dell'adempimento collaborativo.
Proprio i benefici concessi alle aziende che decidano di pagare le tasse in Italia vengono contestati sia dai 5 Stelle, che ravvisano un vero e proprio «condono al contrario», sia da Scelta Civica. Al più, dice l'ex viceministro Enrico Zanetti, si potrebbe parlare di «voluntary disclosure» per i big della rete, non certo «di web tax», né tantomeno di «una severa norma antielusiva». Ma «stando fermi continueremmo a incassare zero» ha ribattuto Boccia, tra i più strenui sostenitori della web tax, mentre così si può iniziare a incidere su «una base imponibile lorda di circa 32 miliardi» che ora sfugge completamente al Fisco italiano.
Poche le altre modifiche apportate alla manovra, a partire dalla velocizzazione dei rimborsi Iva, che ora saranno accreditati in circa 65 giorni anziché 90, una misura chiesta a gran voce dalle imprese per mitigare gli effetti sulla liquidità dell'ampliamento dello split payment.
Via libera anche all'attesa estensione agli incapienti della possibilità di beneficiare dell'ecobonus nelle ristrutturazioni condominiali.
Niente di fatto, per ora, sul fronte della tassa Airbnb, mentre sul tema più caldo, quello dei voucher, bisognerà probabilmente attendere la fine dell'esame del decreto.
Nonostante le barricate di Mdp e Cgil, «strumenti alternativi vanno reintrodotti», ha sottolineato il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato. Si tratterà di norme con paletti ben precisi per evitare abusi ma che consentano alle imprese «di coprire le esigenze di lavoro occasionale e straordinario».

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