Scalata Mediaset, Natixis nel mirino

Domenica 26 Febbraio 2017
Scalata Mediaset, Natixis nel mirino
Il capitolo aggiotaggio per la scalata ostile di Vivendi su Mediaset sembra solo all'inizio. L'iscrizione nel registro degli indagati dei vertici del gruppo francese, il presidente Vincent Bolloré e l'amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine, è il primo passo dopo la denuncia di Fininvest. Per ora solo «un atto dovuto», sia chiaro. Ma i prossimi passaggi delle indagini della Consob ancora in corso, saranno cruciali per capire l'epilogo del dossier. Già, c'è ancora un pezzo importante di questa storia che l'authority guidata da Giuseppe Vegas deve ancora ricostruire in tutti i dettagli. Al centro ci sono gli acquisti fatti sul titolo Mediaset in particolare dopo la rottura di luglio scorso tra Vivendi e Fininvest. E sotto i riflettori ci sarebbe anche il ruolo di Natixis, principale indiziato di quello che potrebbe rivelarsi il più classico dei portage costruito a misura dei francesi.
Si tratta di un affare iniziato a quanto pare il 12 maggio dello scorso anno, secondo la memoria difensiva di Fininvest. L'incontro così «significativo» con l'Uefa è stato «immotivatamente disertato» da Vivendi, nonostante dovesse essere illustrato all'organizzazione che aveva dato a Premium i diritti sulla Champions League «il nuovo assetto proprietario della pay-tv italiana». Sul tavolo della Consob ci sono dunque tutte le manovre registrate sul titolo da quella data di maggio fino all'inizio ufficiale, a suon di annunci, della scalata ostile, il 28 novembre scorso, passando naturalmente dal crollo del titolo Mediaset all'indomani del 27 luglio, quando i francesi hanno annunciato il passo indietro a sorpresa sull'acquisto di Premium. La tesi di Fininvest, ora all'esame della Consob e della Procura, è che il crollo di Mediaset sia stato studiato e provocato ad arte dai francesi per preparare la scalata ostile, con tanto di sconto. «Il 10% di Mediaset era acquisibile con 250 milioni di euro», calcola Fininvest, mentre le transazioni successive «ne hanno portato il valore a oltre 500 milioni, con una plusvalenza di oltre il 100%».
Secondo il bilancio di Vivendi poi il pacchetto rotondo di azioni è costato 1,25 miliardi di euro (3,69 euro il valore di carico dei titoli). Ora il titolo Mediaset ha perso un po' di appeal (vale il 16% in meno) dai massimi del 21 dicembre (4,56 euro) a cavallo dell'ultimo arrotondamento della quota da parte dei francesi, ma non è ancora chiaro il piano di Vivendi. E soprattutto non è ancora chiaro, visto dalla Consob, quali sono i contorni di una manipolazione del mercato che, se c'è stata, può aver coinvolto anche altri protagonisti. Vale la pena di ricordare che secondo alcune fonti non precisate riportate dall'agenzia Reuters il 16 dicembre scorso, Vivendi avrebbe messo insieme una parte del pacchetto Mediaset, dando mandato di costruire la posizione prima al gruppo Bnp Paribas (per un 3%) e poi a Natixis (per almeno un altro 17% del capitale). La stessa Natixis sembrava conoscere molto bene il dossier quando il 4 gennaio scorso ha pubblicato un report in cui analizzava «uno scenario alternativo» alla scalata ostile immaginata sul mercato. Gli analisti ipotizzavano un'alleanza tra le parti, con «un'Opa amichevole su Mediaset e Mediaset Espana e la retrocessione del 51% delle attività della tv in chiaro» in Italia e Spagna «a Fininvest». A sentire Vivendi oggi, «diversi scenari» sono ancora possibili. E certamente quello delineato da Natixis non è caduto.
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