Save, Marchi resta al comando

Giovedì 10 Agosto 2017
Save, Marchi resta al comando
Decolla il riassetto ai piani alti di Save, in settembre l'Opa obbligatoria a 21 euro per azione: esborso massimo previsto di 457 milioni. Ma l'operazione, assistita finanziariamente da Unicredit e Banca Intesa, dovrebbe avere uno sviluppo molto più ampio, di oltre un miliardo tra liquidazione della quota del vecchio socio Andrea De Vido e nuove risorse per lo sviluppo. Enrico Marchi è soddisfatto: «Rimarrò presidente e avrò la gestione del gruppo aeroportuale fino a quando rimarrò socio. Confermata tutta la squadra dei manager, piena fiducia da parte dei nuovi soci con i quali abbiamo stretto un patto di sindacato della durata di 3 anni se Save rimarrà quotata in Borsa e di 5 in caso di uscita dal listino».
Marchi, dopo aver liquidato l'ex socio Andrea De Vido con circa 120 milioni, ieri ha suggellato l'alleanza con i nuovi soci di maggioranza InfraVia e il fondo infrastrutturale di Deutsche Bank. Agorà investimenti, società che già detiene direttamente e indirettamente circa il 60% del capitale di Save, ha lanciato un'Opa totalitaria sul gruppo che controlla gli aeroporti di Venezia e Treviso più il 40% della società di gestione degli scali di Verona e Brescia. Oggi, la quota in possesso di Star Holding (Morgan Stanley) verrà rilevata da Milione, società controllata al 40,47% da Infra Hub (detenuta da due fondi Peif II Lp e Peif II Scs che fanno riferimento a Deutsche Bank), al 40,47% da Leone Infrastructure (società interamente detenuta dal fondo francese Infravia, indirettamente controllato dal finanziere Vincent Levita e già presente in Italia con investimenti anche nei porti di Venezia e Livorno) e al 19,07% da Sviluppo 87 (nuova società controllata da Finanziaria Internazionale Holding, che fa capo indirettamente a Enrico Marchi tramite Aprile spa).
«È stata una maratona, ormai il più è fatto - il commento di Marchi raggiunto al telefono -. L'assetto societario ormai è definito, oggi il lavoro di rifinitura. La gestione attuale è confermata, fino a quando io rimarrò socio resterò presidente con gli attuali poteri e con la possibilità di scegliere l'amministratore delegato. Questo è uno degli aspetti più positivi: se avessi voluto guardare solo al prezzo c'era la coda per acquisire Save, ma mi interessava soprattutto il progetto industriale di sviluppare gli aeroporti del Nordest e la tutela dei lavoratori». Con InfraVia e Deutsche Bank c'è feeling: «Abbiamo uniformità di vedute, sono gli azionisti migliori per accompagnare questa storia di successo nei prossimi anni. Oggi abbiamo messo nel giusto binario un soggetto molto importante per il Veneto - spiega Marchi -. Ho trovato persone che guardano al futuro e hanno riconosciuto che in Save ci sono grandi capacità. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda anche per i programmi futuri: gli investimenti su Venezia, Verona e Brescia, l'idea di creare un sistema integrato del Nordest. Naturalmente staranno attenti alla gestione». E il Belgio? «Su Charleroi abbiamo una partecipazione importante di minoranza che ci dà soddisfazioni, se verrà completata la privatizzazione noi saremo della partita». E la Borsa? «Questa non è un'Opa volontaria o una scalata - avverte Marchi - noi la maggioranza stabile ce l'abbiamo già. Estendiamo le condizioni per l'acquisizione a tutti gli investitori. Poi vedremo se rimanere quotati».
Si è chiusa un'avventura iniziata nel 1980 con Andrea De Vido. «È un periodo della mia vita che non è sicuramente finito nel modo che mi sarei augurato, la fine di una storia così lascia un po' di amaro in bocca - riflette Marchi - ma sono molto soddisfatto di essere riuscito a dare stabilità a tutto il gruppo. Come banca e finanziaria possiamo essere un buon bacino d'occupazione per chi esce da Veneto Banca e Popolare Vicenza».
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