Pensione di garanzia per i giovani

Martedì 18 Luglio 2017
Pensione di garanzia per i giovani
Una pensione di garanzia per i giovani e scivoli all'uscita non generalizzati per tutti i lavoratori, ma per le fasce deboli come le donne e chi svolge lavori faticosi. Il Pd prepara le sue proposte elettorali e quelle che intende inserire nella prossima legge di Bilancio. Una serie di proposte emerse ieri nel corso del convegno sulle pensioni organizzato dal Pd al Nazareno. «Non è una pensione per giovani» il tema del confronto che ha visto allo stesso tavolo il vicesegretario del Pd Maurizio Martina, il responsabile lavoro del Pd Tommaso Nannicini, i tre segretari di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo, e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
A lanciare una proposta tutta dedicata alle nuove generazioni che si muovono solo nel contributivo, è stato avanzata dal consigliere economico della presidenza del Consiglio, Stefano Patriarca. L'idea è quella di introdurre nel sistema contributivo, in cui appunto ricadono completamente le generazioni più giovani, «un minimo previdenziale, come nel retributivo, pari - immagina Patriarca - a 650 euro per chi ha 20 anni di contributi, che possono aumentare di 30 euro al mese per ogni anno in più fino a un massimo di mille euro». La pensione di garanzia scatterebbe per chi raggiunge i requisiti di età, con un intervento anche sugli anticipi, sostiene Patriarca, sganciando il legame con l'importo che oggi limita le uscite.
L'appuntamento di ieri al Nazareno riprende il format già adottato da Nannicini lo scorso settembre - con Renzi a palazzo Chigi - che ha permesso il varo dell'Ape social. È importante anche in vista della conferenza di programma che ieri ha annunciato Matteo Renzi dal 12 al 15 ottobre, «proposta da Andrea Orlando» e che «si terrà nel decennale della fondazione del Pd». Al lavoro sui temi che dovrebbero comporre le proposte del Pd è da tempo proprio Tommaso Nannicini che ieri ha annunciato una proposta del partito, «che studieremo e approfondiremo», «sulla pensione di garanzia per i giovani, con un reddito minimo» e nuove soluzioni per «rivedere il meccanismo di adeguamento automatico dell'età pensionabile» diversificando tra chi sta totalmente nel contributivo e chi no e tenendo conto anche «delle diverse aspettative di vita», come prevede il verbale d'intesa della fase uno. Riportare i giovani al centro del dibattito sulle pensioni è l'obiettivo che Martina ha sottolineato introducendo i lavori mentre per il ministro Poletti le domande già inoltrate sull'Ape social mostrano come «le donne abbiano difficoltà a raggiungere 30 o 36 anni di contributi». Ridurre le penalizzazioni per donne e giovani ha comunque un costo e ieri Patriarca ha proposto la creazione di «un fondo di solidarietà per il sostegno alle basse contribuzioni». Attingere alla fiscalità generale non è una scelta facile, ma che Nannicini ieri ha difeso parlando di «un furto intergenerazionale» che si sta compiendo ora ai danni dei più giovani.
La Furlan ha denunciato tutti i limiti dei fondi pensionistici che hanno «un'adesione limitata» e che comunque investono in Italia solo il 3% dei 250 miliardi di raccolta. Un invito a passare alla fase due della riforma delle pensioni è arrivato anche dalla leader della Cgil. Per la Camusso i giovani hanno oggi «un rapporto discontinuo e flessibile con il lavoro e, quindi, non raggiungeranno gli obiettivi previdenziali in tema di vincoli». Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, occorre «cominciare a discutere di una base contributiva figurativa, per recuperare i vuoti creati da una società iniqua».
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