Londra revoca la licenza a Uber i taxisti esultano

Sabato 23 Settembre 2017
LONDRA Uber nei guai: revocata la licenza a Londra, salvi per ora i tradizionali taxi neri.
È svolta a Londra con lo stop repentino della deregulation portata avanti negli anni dai conservatori. La Transport for London, l'ente responsabile dei trasporti nella capitale britannica guidata dal sindaco laburista Sadiq Khan, ha deciso infatti di non rinnovare la licenza al servizio Uber. Il primo cittadino ha affermato che «tutte le compagnie operanti a Londra devono rispettare le regole e rispondere ai più alti standard, in particolare per quanto riguarda la sicurezza dei clienti» anche quando si offre un «servizio innovativo». Regole che sarebbero state violate dalla società statunitense che proprio nella metropoli ha uno dei suoi mercati più importanti e conta ben 3,5 milioni di passeggeri delle vetture con conducente chiamate attraverso una app. Per Uber è un altro durissimo colpo dopo i problemi negli Usa.
NEL MIRINO
La società era già finita sotto accusa nel Regno per non aver denunciato alla polizia alcuni reati commessi dai suoi autisti, fra cui molestie sessuali nei confronti dei clienti. Ma anche per le precarie condizioni di lavoro a cui sono sottoposti i guidatori. Un tipico esempio della cosiddetta gig economy fin troppo carente in fatto di diritti dei lavoratori e figlia non solo di internet ma anche della deregulation promossa proprio dai Tories negli anni di David Cameron prima e dell'attuale premier Theresa May, nonostante le promesse fatte per tutelare i lavoratori di questo settore che chiedono di essere considerati come normali dipendenti. Contro la società americana da tempo era stata lanciata una campagna da parte dei tassisti londinesi, i celebri black cabs: il loro sindacato ha esultato dopo la notizia della licenza negata. Il segretario Steve McNamara ha usato parole molto forti: «Fin da quando Uber è arrivato nelle nostre strade ha violato la legge, ha sfruttato gli autisti e rifiutato di prendersi la responsabilità per la sicurezza dei passeggeri. Questa società immorale non ha posto nelle strade di Londra». Nella sua motivazione la Transport for London ha definito Uber inadatta ad operare secondo gli standard richiesti per una serie di carenze nella cosiddetta responsabilità d'impresa e ha offerto la possibilità di fare ricorso entro 21 giorni durante i quali il servizio continuerà a funzionare. La compagnia americana non si è tirata indietro e ha contrattaccato annunciando il suo ricorso. Tom Elvidge, general manager, ha affermato che la decisione lascerà «senza parole 3,5 milioni di londinesi che utilizzano la nostra app» e senza lavoro «più di 40,000 driver partner che lavorano principalmente grazie a Uber». Ha anche negato che la società abbia mai pianificato di usare nel Regno Unito greyball: il controverso software adottato in passato negli Usa e altrove a bordo delle vetture per aggirare - secondo diverse denunce - divieti e norme di legge. «L'autorità dei trasporti di Londra e il sindaco - ha continuato Elvidge nel suo affondo - hanno assecondato un ridotto numero di persone che vogliono limitare le scelte dei cittadini». La decisione ha scatenato le critiche di molti utenti del servizio, insorti sui social media, ed anche a livello politico da parte di alcuni rappresentanti conservatori. Il deputato Tom Tugendhat ha accusato il sindaco di essere un «luddista» che tenta di «chiudere internet».

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