Le banche venete rispondono alla Bce: «Sì all'aiuto di Stato»

Martedì 14 Marzo 2017
VICENZA - Le banche venete stanno mettendo a punto la risposta da dare alla Bce, che in una lettera spedita all'inizio di marzo ha chiesto di fornire entro venerdì prossimo chiarimenti su come la Popolare di Vicenza e Veneto Banca, impegnate in un progetto di fusione, intendano finanziare i propri fabbisogni di capitale. Una prima bozza di risposta, a quanto si apprende, è stata esaminata ieri dal cda di Bpvi mentre giovedì 16 i consigli di entrambi gli istituti dovrebbero riunirsi a Milano per approvare il testo definitivo del documento. La risposta dovrebbe manifestare la volontà di ricorrere agli aiuti di Stato sotto forma di ricapitalizzazione precauzionale, a cui le due banche ritengono di avere titolo per accedere.
Ancora incerto resta il ruolo di Atlante, che nelle ex popolari venete ha investito 3,5 miliardi di euro e che dispone ancora di 1,7 miliardi, destinati però al mercato degli Npl. Le risposte verranno presentate separatamente dalle due banche che però ritengono imprescindibile per il proprio rilancio procedere alla fusione.
La settimana decisiva per il progetto delle ex banche popolari venete è iniziata con una spinta decisa nelle transazioni proposte agli azionisti. Complici le aperture straordinarie delle filiali nel fine settimana appena trascorso, c'è stata un'impennata nelle adesioni. E per quanto riguarda la Popolare di Vicenza, ieri si è registrato il sì della Fondazione Roi, l'istituzione che aveva investito quasi 30 milioni nella banca ai tempi della presidenza di Gianni Zonin, e che ora è guidata dal sociologo Ilvo Diamanti.
Ieri il Cda della Roi ha accettato la proposta del'istituto, chiudendo così con una perdita di oltre 25 milioni. I quattro milioni e rotti rimasti in cassa serviranno, secondo la linea impostata da Diamanti, a sostenere il patrimonio artistico e culturale della città di Vicenza, in base al mandato originario del Marchese Boso Roi. «Ci sono molti progetti notevoli - spiega Diamanti -, e noi abbiamo in particolare una missione prioritaria che è il museo di Palazzo Chiericati. Adesso è in fase di profonda ridefinizione. Abbiamo accettato la proposta della Banca valutando che fosse utile disporre di queste risorse piuttosto che investire in un futuro incerto per tutti. L'interesse primario della Fondazione è di chiudere una pagina dolorosa e ripartire. Sempreché questi soldi arrivino».
Diamanti non vuole inoltrarsi in dinamiche tecniche o finanziarie, ma è evidente che la Fondazione ha preferito il certo rispetto all'incertezza di contenziosi legali lunghi e dal dubbio esito. Una scelta che nelle ultime ore è stata presa anche da molti azionisti privati. E il fatto che la Roi con l'1,7% del capitale sia numericamente tra i maggiori azionisti comporta peraltro un deciso balzo in avanti nella percentuale delle adesioni, che secondo gli obiettivi fissati sia dalle ex popolari che dal governo e dalla Bce, dovrebbe raggiungere almeno il 70-75% dei soci, per i quali sono a disposizione 600 milioni di euro in totale.
I soci che invece sicuramente hanno deciso di non aderire alla offerta pubblica di transazione (Opt) delle due banche ex popolari in Veneto e che hanno avviato procedure alternative in ambito giudiziario o attraverso l'Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) sarebbero ad oggi meno di 10 mila sui circa 200mila azionisti originari; ma il loro numero potrebbe salire in particolare alla luce dei primi risultati che giungeranno dalla stessa Autorità.
La stima deriva dalla somma delle pratiche in lavorazione negli studi dei legali dei vari comitati dei soci e delle associazioni dei consumatori, impegnati ad assistere proprietari di azioni dei due istituti secondo i quali la riparazione avanzata dalle ex popolari (nove euro a titolo per la Popolare di Vicenza, il 15% del valore «bruciato» per Veneto Banca), per l'adesione alla quale c'è tempo fino al prossimo 22 marzo, è insoddisfacente.
La Popolare Vicenza ha intanto definito le modalità di accesso al fondo di 30 milioni di euro a sostegno degli azionisti che versano in condizioni disagiate. L'Iniziativa Welfare, che verrà attivata solo se avrà esito positivo l'offerta di transazione avviata il 10 gennaio 2017, è riservata esclusivamente agli azionisti che siano persone fisiche, ditte individuali o società di persone che versino in condizioni disagiate e rientrino tra i destinatari dell'offerta transazione; che abbiano acquistato o sottoscritto azioni BpVi nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2007 e il 31 dicembre 2016; che siano in possesso di ISEE Ordinario pari o inferiore a 13.000 euro. L'indennizzo non potrà essere superiore ad euro 20.000 e sarà riconosciuto a fronte della rinuncia dell'azionista a qualsiasi pretesa in relazione ai titoli azionari Banca Popolare di Vicenza. L'adesione non ha alcun effetto sulle Azioni BPVi, che restano nella titolarità e disponibilità dell'azionista.
Intanto il Consiglio regionale del Veneto nella seduta di ieri con 38 voti a favore e 5 astenuti ha approvato la mozione presentata dal Consigliere Antonio Guadagnini (SiamoVeneto), con la quale si chiede che il Parlamento Italiano «disponga una commissione d'inchiesta sulle Banche venete» relativamente ai noti casi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. (r.ec.)
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