La Bce avverte gli italiani: troppe obbligazioni bancarie rischiose

Venerdì 24 Marzo 2017
BRUXELLES - In assenza di strade praticabili per il salvataggio, per alcune banche della zona euro, in particolare le più piccole e meno sostenibili, potrebbe essere necessaria la liquidazione. Lo ha detto all'Europarlamento la presidente della vigilanza bancaria della Bce Daniele Nouy, nel corso di un'audizione alla commissione economica e finanziaria. Nouy ha sottolineato che le normative europee consentono la chiusura di alcuni istituti. «In casi particolari il consolidamento può anche prendere la forma dello scioglimento delle banche se diventano non sostenibili», ha detto la presidente.
Pur non facendo riferimenti a singole banche o paesi, per alcuni osservatori il riferimento potrebbe riguardare le banche venete visto che, proprio in questi giorni, la Bce è chiamata a decidere se Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che hanno avanzato formale richiesta per la ricapitalizzazione precauzionale, siano solventi. «Noi abbiamo delle difficoltà in un certo numero di Paesi» dell'Eurozona «in cui i cittadini hanno depositato i risparmi di tutta una vita in obbligazioni subordinate, mentre nella maggior parte dei Paesi i cittadini li mettono in polizze Vita o in fondi di investimento. Bisogna cominciare dal fare in modo che i piccoli risparmiatori non abbiano attività impegnate in titoli che possono finire con il bail in», cioè passibili di essere attaccati in caso di salvataggio interno della banca.
Nel frattempo le banche italiane hanno fatto il pieno di prestiti a interessi zero dalla Bce. Una provvista che aiuterà a fronteggiare i tassi attesi in rialzo, il rientro graduale del quantitative easing e le possibili turbolenze elettorali e finanziarie. Le richieste delle banche europee alla quarta e ultima asta del Tltro 2 hanno raggiungendo un collocamento senza precedenti nelle precedenti aste e più che doppiato la stima degli esperti: in media questi si aspettavano 110 miliardi del prestito che fornisce liquidità a lungo termine arrivando a remunerare gli istituti - fino a un massimo dello 0,4% - che impiegheranno i soldi per prestarli all'economia reale. Le richieste sono arrivate a 233,5 miliardi. Le banche italiane hanno fatto il pieno con ben 63 miliardi: in testa Unicredit (24,4 miliardi), Intesa (12 miliardi), Iccrea (nove), poi Bper (4,1), Popolare di Sondrio (3,5), Banco Bpm (3,1), Ubi Banca (2,5) e Mediobanca (1,5). La liquidità di ieri si aggiunge ai 173 miliardi raccolti nelle 3 precedenti operazioni.

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