Ilva a ArcelorMittal-Marcegaglia

Sabato 27 Maggio 2017
Ilva a ArcelorMittal-Marcegaglia
Per i commissari straordinari ha vinto la cordata Am Investco Italy, quella che vede il colosso mondiale dell'acciaio Arcelor Mittal insieme con Marcegaglia e Intesa Sanpaolo. Se adesso anche il governo confermerà la scelta, saranno loro a garantire un futuro all'Ilva, dopo anni di turbolenze e ben dieci decreti per assicurane il salvataggio. L'intenzione è di riportarlo a essere quel gioiello che era prima delle vicissitudini giudiziarie e ambientali, a partire dallo stabilimento di Taranto, il più grande di Europa dove si produceva acciaio di qualità.
Coadiuvati dagli advisor Leonardo e Rothschild, i commissari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba hanno quindi deciso che la proposta della cordata Am Investco Italy è migliore rispetto a quella della cordata AcciaItalia formata da Cassa Depositi e Prestiti, gli indiani di Jindal, gli italiani Arvedi e Delfin. Salvo sorprese ora l'iter prevede il parere del Comitato di sorveglianza e la valutazione finale da parte del ministero dello Sviluppo Economico, oltre al via libera dell'Antitrust europeo il processo di aggiudicazione dovrebbe completarsi negli ultimi mesi del 2017. Martedì 30 maggio Carlo Calenda ha convocato i sindacati. Solo dopo questa riunione spiega una nota del Mise il ministro deciderà ed emetterà il relativo decreto di aggiudicazione. Una puntualizzazione che in realtà sembra solo un modo per attenuare le polemiche del fronte sindacale, irritato per aver appreso dalle indiscrezioni di stampa l'esito del parere dei commissari.
I dettagli precisi dell'offerta vincitrice comunque ancora non sono ufficiali. «La valutazione delle offerte spiega una nota dei commissari è stata elaborata sulla base dei seguenti elementi: piano industriale, piano ambientale, impiego di risorse pubbliche per investimenti ambientali nei limiti consentiti dalla normativa nazionale e comunitaria. Canone di affitto e prezzo di acquisto».
Sin dall'inizio si è saputo che l'offerta economica di Am Investco Italy era più alta rispetto a quella di AcciaItalia: sul piatto ci dovrebbero essere 1,8 miliardi di euro cash. Ai quali si aggiungono 2,3 miliardi di investimenti, di cui 1,1 per completare la bonifica e sviluppare nuove tecnologie con bassa emissione di anidride carbonica; il resto sul ciclo produttivo, con l'intento di mantenere elevatissimi standard qualitativi del prodotto per soddisfare le richieste dei comparti automobilistico, edilizio ed energetico, riattivando anche l'Afo 5, l'altoforno più grande d'Europa. Il livello di produzione annuo si attesterà nel 2018 a 6 milioni di tonnellate (attualmente è 5,8), per poi arrivare in una seconda fase («dopo il 2020 non prima del 2025» disse Geert Van Poelvoorde, vice presidente di ArcelorMittal e ceo Europa), a una produzione primaria di 8 milioni di tonnellate, con l'aggiunta di circa 2 milioni di lastre e coils laminati a caldo. Previsto un nuovo centro di ricerca e sviluppo a Taranto, dove tra l'altro rimarrà «la testa» del siderurgico con i top manager. Dal punto di vista occupazionale dovrebbe essere mantenuto l'attuale organico impegnato in azienda, al netto della cassa integrazione.
Per il ministro del Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, l'offerta «è ottima sotto il profilo del piano ambientale, del piano industriale, della robustezza della finanziaria. Credo che ci siano tutte le condizioni per una soluzione positiva».
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci