Generali-Intesa, i paletti di Trieste

Sabato 18 Febbraio 2017
Generali-Intesa, i paletti di Trieste
Generali apre a Intesa Sanpaolo per una combinazione industriale ma mette i paletti: combinazioni solo sul risparmio gestito e promotori finanziari. Il Leone non ha «preclusioni» a esaminare un'eventuale proposta da parte della banca milanese, ha detto ieri Gabriele Galateri di Genola. La compagnia accetta l'ambito negoziale cui ha fatto riferimento Intesa Sp, qualche giorno dopo il fiorire delle prime indiscrezioni confermando in una nota ufficiale, che «possibili combinazioni industriali» con il gruppo assicurativo sono «oggetto di valutazioni» allargando il perimetro anche al business assicurativo. Intanto però, ieri Trieste ha sostituito il 3,01% di Intesa, preso a caldo come mossa difensiva ma temporanea con l'acquisto di una quota del 3,04% - per una valutazione di circa 1,2 miliardi - che ha un valore più stabile sulla quale costruisce una copertura con strumenti derivati. Le parole di Galateri accorciano le distanze iniziali che sembravano dividere Trieste da Milano. «Io ho detto che se ci fossero ipotesi di collaborazione industriale, valide e che rispettino anche un po' le regole del gioco della governance in termini di chiarezza e trasparenza, evidentemente le valuteremo», ha aggiunto il presidente del Leone. L'apertura di Galateri sembra escludere, però, ops, opas e opa, cioè operazioni di acquisizione dove Generali perderebbe l'autonomia e l'indipendenza. C'è l'intenzione di negoziare accordi su singoli business. Il 70% delle masse di Generali deriva dai business assicurativi vita e non vita e su questi Galateri e Philippe Donnet sostenuti dai soci forti, ritengono di non poterne condividere la gestione con altri. Sul rimanente 30%, invece, ci sono spazi di collaborazione. Questo si traduce in possibili accordi nel risparmio gestito dove Intesa Sp opera con Eurizon, Generali possiede Generali asset management e nella promozione finanziaria attraverso Banca Fideuram e Banca Generali. Ieri le Generali hanno chiuso in controtendenza a 14,86 euro (+ 0,54%) mentre l'indice Ftse Mib è stato negativo.
Il presidente di Generali ha aggiunto che «nell'ambito dello sviluppo del gruppo guarderemo tutte le forme di collaborazione, purchè siano industrialmente valide e viaggino nella prospettiva di quelli che sono i nostri cardini, di azienda italiana, internazionale, innovativa e che crea valore per i suoi azionisti». Galateri auspica «che vengano finalmente fuori le regole che concernono il market abuse (manipolazioni dei mercati, ndr) che sono attese da tempo sul mercato italiano».
Sull'ammorbidimento negoziale avrebbero influito le riflessioni più accurate fatte in casa Generali tra top management e azionisti con l'ausilio dell'advisor Goldman Sachs, le recenti rassicurazioni di Gian Maria Gros-Pietro («non hanno niente da cui difendersi, non c'è operazione e non abbiamo una deadline») ma anche la moral suasion di interlocutori istituzionali. Nonostante le smentite ufficiali del ministro Pier Carlo Padoan, da parte dell'esecutivo le grandi manovre bancassicurative vengono seguite con attenzione. E non va sottovalutato l'incontro di mercoledì scorso di Galateri e Philippe Donnet con Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi.
Galateri ieri ha colto l'occasione per rimarcare che «il lavoro proficuo di Donnet, stiamo seguendo in maniera molto intensa la realizzazione del piano che è stato presentato a novembre». E in quel piano si fa riferimento alla possibilità di dismettere le aree meno profittevoli: Brasile, Argentina, Asia, Francia e Spagna per puntare soprattutto su Italia e Germania. Intanto Allianz segue con attenzioni gli sviluppi del negoziato italiano. «Non faccio nomi - dice il ceo Oliver Baete - per non mettere a rischio i negoziati. Parliamo sempre con possibili partner e continueremo a farlo».
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