Gabbani: «Voglio un Karma europeo»

Venerdì 28 Aprile 2017
Gabbani: «Voglio un Karma europeo»
«L'ho chiamato Magellano perché Tom Tom suonava male», scherza Francesco Gabbani, 34 anni, alla presentazione milanese del suo nuovo album in uscita oggi, il terzo della sua brillante carriera e il primo dopo la clamorosa vittoria a Sanremo tra i Big con il brano Occidentali's Karma: 100 milioni di visualizzazioni del video sul Web, indice quanto meno di un successo europeo, se non planetario. Una chiave, questa, che porta il cantautore toscano che il prossimo 18 giugno inaugurerà a Verona, al Teatro Romano, nell'ambito di Rumors Festival, il suo tour estivo di ben 28 date direttamente alla finale dell'Euro Song Contest che si terrà a Kiev il 13 maggio.
Con la popolarità che caratterizza questa nuova della tua carriera non rischi di sbancare anche il concorso internazionale?
«C'è anche un'altra concorrente molto forte, Alma, che all'Euro Song rappresenta molto bene la canzone francese ma è vero, i bookmakers mi danno tra i favoriti. Segno che il messaggio irriverente di Occidentali's Karma è passato, nonostante le differenze linguistiche. A Kiev canterò una versione ridotta di 3 minuti, perché così vuole il regolamento. E sì, mi porterò anche la scimmia, ma poi la manderò felicemente in pensione, con buona pace di Desmond Morris, l'etologo che recentemente ho avuto il piacere di conoscere. E d'ora in poi scoprirete anche il mio lato sentimentale».
Con Magellano Qual è il suo filo conduttore?
«Il cd è una sorta di concept album involontario, nel senso che io e il mio team molto affiatato di cui fanno parte Fabio Ilacqua, Luca Chiaravalli e il mio fratello di sangue Filippo Gabbani ce ne siamo accorti a cose fatte. Molte delle canzoni, tra cui la stessa Magellano e Tra le granate e le granite, che diventerà il nuovo singolo dell'estate, parlano in qualche misura del tema del viaggio, che non è necessariamente esplorazione geografica ma esperienza del guardarci dentro, lasciandoci alle spalle le nostre sicurezze per andare incontro all'ignoto: in fondo conoscerci meglio ci permette, alla fine di un percorso, di accettarci per ciò che siamo veramente. Da ragazzo non ho viaggiato quanto avrei voluto: il mio tempo e le risorse economiche di cui potevo disporre li investivo tutti nella musica. E a distanza di anni, credo di aver capito una cosa importante: per vivere di musica non occorre essere famosi».
Il successo degli ultimi due anni ti ha dato una bella spinta, vuoi negarlo?
«No, ma avevo già fatto della musica il mio mestiere, coltivandone ogni aspetto, dalla scrittura, all'esecuzione all'interpretazione dei brani. Anche quando scrivo per gli altri, si tratti della colonna sonora per il film di Fausto Brizzi Poveri ma ricchi (il brano portante, Foglie al gelo, è entrato nel nuovo album, ndr) o di una nuova canzone per Adriano Celentano».
La partecipazione al disco suo e di Mina Le migliori, con il brano Il bimbo col fucile, è stato un bel riconoscimento. Sei stato adottato dal Clan?
«No, ma con Adriano e con sua figlia Rosita c'è un ottimo rapporto. E' stato emozionante incidere per il mio disco la cover di Susanna, Susanna, in versione riarrangiata e con un finale inedito che riporta al tema del viaggio: La porta ad Ovest che si affaccia ad Oriente».
Di Magellano uscirà anche un'edizione a stampa, con un cd di basi e tutti gli spartiti musicali. Oggi è piuttosto inusuale: di chi è stata l'idea?
«Mia. Da piccolo, passando tanto tempo nel negozio di strumenti dei miei genitori, sognavo di vedere un giorno in vetrina gli spartiti delle mie canzoni Obiettivo raggiunto».
Fra i tanti impegni, c'è anche l'esibizione al concertone del 1° Maggio. Marketing o fede?
«Ho sempre visto quel palco come una grande opportunità, che oggi si realizza. Ma il tema dei diritti sociali, e in particolare quello del diritto al lavoro, fa parte del mio bagaglio. E della mia sensibilità».
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