WASHINGTON - «Ignorante degli affari del mondo e sprezzante»: il presidente

Venerdì 27 Maggio 2016
WASHINGTON - «Ignorante degli affari del mondo e sprezzante»: il presidente Usa Barack Obama lancia dal G7 giapponese il suo ennesimo affondo contro Donald Trump, nello stesso giorno in cui il tycoon ha superato il "numero magico" di 1237 delegati per la nomination repubblicana alla Casa Bianca, considerando l'impegno di voto rivelato da alcuni delegati non vincolati.
Una incoronazione non ancora ufficiale, e con lo speaker della Camera Paul Ryan che continua a rimandare il suo appoggio in attesa di una unità di partito «vera, non presunta». Ma che infonde una nuova spinta al re del mattone.
In passato il capo della Casa Bianca aveva già attaccato il magnate, ricordando che la presidenza degli Stati Uniti «non è un reality show», come quelli cui il miliardario era solito fare da mattatore. Ora usa per la prima volta un palcoscenico internazionale, quello del G7, dando voce ai timori che percorrono il mondo, in particolare nei paesi asiatici alleati degli Usa, dopo che Trump ha suggerito a Tokyo e Seul di dotarsi della bomba atomica per difendersi dalla Corea del nord.
La prospettiva di Trump alla Casa Bianca e la possibile affermazione di altri leader demagogici spaventa anche in Europa, come ha rivelato un controverso twitter di Martin Selmayr, braccio destro del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker: «G7 2017 con Trump, Le Pen, Boris Johnson, Beppe Grillo? Uno scenario horror che mostra bene che vale la pena di lottare contro il populismo». Una esternazione che ha suscitato un vespaio di polemiche e reazioni, compresa quella via twitter dei 5 stelle: «Con Juncker 122 milioni di poveri, 26 milioni di disoccupati, un paradiso per le lobby e per scandali fiscali». Obama ha parlato anche delle combattute primarie in campo democratico, evitando ancora una volta di prendere posizione tra Hillary Clinton e Bernie Sanders.
«Lasciate decidere agli elettori, durante le primarie la gente diventa un pò scontrosa, è il processo elettorale che lo esige», ha spiegato. «È importante per noi lasciare terminare le primarie in modo tale che i due campi siano orgogliosi di quello che hanno fatto», ha aggiunto. «Conosco bene Hillary e Bernie, sono persone perbene», ha proseguito, ribadendo la sua convinzione che i democratici trovino l'unità sul loro candidato perché «non ci sono enormi differenze di fondo». Ma Sanders sta facendo di tutto per marcare la sua differenza da Hillary, anche sulla posizione più equilibrata da prendere verso Israele nella piattaforma della convention, e spera di fare il colpaccio il 7 giugno in California, dove i sondaggi li danno quasi testa a testa. L'ex first lady è ormai sicura di raggiungere la maggioranza dei delegati ma restano alcune incognite. Come l'inchiesta dell'Fbi sull'emailgate (che a suo avviso «non avrà effetti») e il teorico cambio di opinione dei cosiddetti superdelegati (non vincolati dalle primarie) di fronte ad altre vittorie del senatore del Vermont e a sondaggi che lo indicano in grado di battere agevolmente Trump, a differenza di Hillary. Su questo sfondo Sanders, dopo che la sua rivale ha rifiutato un duello tv con lui, ha accettato un dibattito televisivo con il tycoon: l'evento fa il gioco di entrambi, che si accreditano come possibili sfidanti. A spese dell'ex segretario di Stato.

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