Voto e partigiani che peccato avere "solo" 84 anni

Mercoledì 25 Maggio 2016
Leggo in questi giorni con estremo interesse le diverse congetture sull'ipotetico indirizzo del voto dei partigiani quando in ottobre si voterà il referendum sulla riforma costituzionale.
La Ministra Boschi ha detto che i veri partigiani voteranno sì.
Bersani, dissentendo totalmente dalla Ministra, ha detto che i partigiani sono tutti veri e perciò voteranno no.
Il Capo del Governo Renzi è intervenuto sulla delicata questione dicendo che la Ministra non voleva fare alcuna distinzione sui partigiani veri e su quelli non veri, ma che la “dichiarazione Boschi” era stata male interpretata, e che nessuno si sarebbe mai sognato di influenzare in qualche modo il voto dei partigiani.
La guerra partigiana si svolse in Italia tra il 1940 e il 1945.
Ipotizzando che l'età media del combattente di allora fosse attorno ai vent'anni, credo di non sbagliarmi se penso che i partigiani che oggi sono ancora viventi abbiano raggiunta, e in molti casi superata, la veneranda età di 90 anni contribuendo così a ridicolizzare con soddisfazione le mortifere statistiche interne dell'Inps.
Capisco quindi quanto i politici possano essere preoccupati per il voto fondamentale dei partigiani.
Mi sembra anche di capire che su questa questione i partigiani non siano stati interpellati e quindi non siano nemmeno intervenuti lasciando i destinatari del voto in un insostenibile stato di incertezza.
Nel 1945 avevo tredici anni. Adesso ne ho 84. Per un paio d'anni non sono diventato un partigiano anch'io. Peccato! Perché in ottobre il mio voto sarebbe stato fondamentale per la sopravvivenza della Repubblica.
Arrigo Cipriani

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci