Via al referendum il Tar boccia i ricorsi delle opposizioni

Venerdì 21 Ottobre 2016
Se lo aspettavano praticamente tutti, anche chi l'aveva proposto. E alla fine il Tar del Lazio ha effettivamente respinto il ricorso presentato dai Liberali per il No insieme ai senatori Vito Crimi e dei Cinque stelle e Loredana De Petris di Sinistra Italiana dichiarandosi incompetente per «difetto assoluto di giurisdizione». Chiudere una sterile polemica» ha commentato il comitato Basta un sì, organizzato dal Partito democratico. In realtà, più passa il tempo, più l'ipotesi che qualcuno prosegua la strada dei ricorsi sembra avvalorarsi. La sentenza del Tar, che è effettivamente arrivata dopo una camera di consiglio durata due giorni e mezzo, nel bocciare il ricorso ammette che la sostanza del problema esiste. Il quesito dei ricorrenti, in estrema sintesi, riguardava il fatto che, a loro dire, secondo una legge del 1970, i referendum sulle leggi di revisione costituzionale dovrebbero contenere la citazione di tutti gli articoli votati e modificati. E la pronuncia del Tar uno spiraglio lo apre: «Eventuali questioni riconducibili alla autoqualificazione della legge - si legge nell'ordinanza - in termini di revisione costituzionale o quale mera legge costituzionale indipendente dal contenuto effettivo e sostanziale della stessa, sono da ritenere rimesse al vaglio dell'Ufficio centrale per il Referendum in sede di applicazione di tale normativa, essendo stata ammessa la sua legittimazione a sollevare questioni incidentali di costituzionalità, eventualmente in sede di revocazione delle ordinanze adottate in materia di referendum costituzionale». Sulle prossime mosse, però, le opinioni sono diverse. Sinistra italiana sembra intenzionata a sfilarsi, anche per evitare che la campagna dell'ultimo mese e mezzo sia concentrata solo su ricorsi e controricorsi. Vito Crimi dei Cinque Stelle, invece ha aperto fin da subito all'ipotesi di proseguire: «Siamo alla truffa 5.0 Il quesito del referendum sulla riforma costituzionale resta un problema perché resta ingannevole. Con gli avvocati ora valuteremo tutte le strade voglio vedere l'atto giudiziario prima di pronunciarmi». Gli stessi avvocati autori del ricorso valutano diverse opportunità. Enzo Palumbo che ha seguito tutto l'iter al Tar a nome dei Liberali per il No insieme a Giuseppe Bozzi è possibilista: «Le opportunità che possiamo valutare sono molte, ci penseremo nei prossimi giorni. E' chiaro che una decisione come quella del Tar se divenisse definitiva sottrarrebbe a tutte le magistrature ogni referendum». Una strada possibile potrebbe essere il ricorso allo stesso Ufficio centrale della Cassazione perché revochi il testo che lui stesso ha approvato. Poi ci sono le sezioni unite e il consiglio di stato e infine l'attenzione al ricorso presentato dall'ex presidente della consulta Valerio Onida che sarà perà discusso solo i l 19 novembre. Intanto, la maggioranza Pd lavora a recuperare almeno un pezzo della minoranza dissenziente. Ieri alla Camera c'è stata la prima riunione della commissione del partito sulla legge elettorale che in teoria potrebbe fissare un nuovo testo elettorale anche se l'iter inizierebbe solo dopo il 4 dicembre. E si è raggiunta la prima mediazione sul metodo di lavoro: Guerini, che presiede la commissione Dem, sonderà informalmente le altre forze politiche (ma FI e M5s hanno già detto di non volersi sedere al tavolo) e in contemporanea proseguirà il confronto interno al Pd. Alla fine Cuperlo, per quanto ancora critico su molti punti, ha ammesso che «l'incontro è andato bene.
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