BELLUNO - (D.D.D.) Ping pong sul tavolo di palazzo Fulcis. Tutti a rivendicarne la fetta grossa di paternità, il tassello più importante del puzzle che ha portato al taglio del nastro della nuova struttura museale. Ora, ad aggiungere precisazioni, è Vincenzo Agostini, assessore all'ambiente per circa tre anni nella giunta De Col e, poi, portavoce del sindaco Antonio Prade. L'affermazione che ha fatto scattare la molla è di Maurizio Paniz (I soldi per il Fulcis li ha trovati Prade) seguita dalla replica di Francesco Rasera Berna (i passaggi corposi sono riferibili a De Col e Massaro. Prade ha solo aperto il cantiere). Agostini snocciola i nomi: fu il sindaco Toscano a dare abbrivio all'acquisizione del Fulcis, parte ebbe pure Neri, e Fistarol firmò la convenzione con la Regione. «Vero è che fu De Col a firmare, nel 2006, la cessione dell'immobile alla Fondazione Cariverona che la restituiva in uso al Comune è la sintesi - Prade ereditò il progetto di restauro, che però ma non era finanziato. A sbloccarlo, con vari viaggi a Verona, furono proprio Prade e Paolo Conte. Massaro, infine, ha chiuso il cerchio ed ha inaugurato il museo». Dopo l'elenco il commento: «E' piccineria della politica ridurre un'opera grande a due persone. Evitiamo il bilancino: la storia del Fulcis dice che Belluno raggiunge grandi traguardi quando tutti ci si crede per davvero». Quindi onore ai tanti che ci hanno messo il cuore.
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