Taglio stipendi, il Pd alza i toni contro M5S

Martedì 25 Ottobre 2016
Era solo l'anticipo, nulla in confronto alla battaglia che si preannuncia oggi in Aula. Il prologo di una campagna che prevede l'ingresso in scena di Beppe Grillo, atteso sulle tribune di Montecitorio e che rivolto al Pd, provocatoriamente dice: «Siate generosi, non deludeteci!». Il tema è di quelli da maneggiare con cura: il taglio degli stipendi di deputati e senatori. Una sforbiciata che ridurrebbe del 50% la parte fissa dell'indennità con la riduzione della diaria annessa. Senonché la proposta, contenuta in un ddl del M5S, approdato in Aula senza un relatore, e seguita da una lunga scia di emendamenti, ha zero possibilità reali di passare e la quasi certezza di tornare in commissione Affari costituzionali per vizio d'esame. Con il Pd che replica: la via maestra per i tagli alla politica è il Sì all'abolizione del Senato.
Non siamo ancora al clou. Ma sulla vicenda è già intervenuto perfino il presidente della Cei Angelo Bagnasco, ieri a Genova. Dopo aver premesso che non conosce bene la questione, Bagnasco ha riconosciuto che il taglio degli stipendi «sarebbe comunque «un buon segnale positivo». Anche se, ha aggiunto, «il riavvicinamento degli italiani alla politica, l'innamoramento, prevede anche altro».
Prima firmataria del ddl taglia stipendi è la ex capogruppo grillina Roberta Lombardi. Ieri ha concordato nei dettagli l'operazione che si svolgerà tra il Palazzo e la piazza. Per Grillo è un cavallo di Troja. L'asso nella manica da calare nel mezzo della campagna referendaria. Non a caso ha schierato in prima fila tutte i suoi attaccanti: Luigi Di Maio, Roberto Fico e Carlo Sibilia. Per le seconde file l'indicazione è alzare i toni, prendere la parola, affondare i colpi. Bersaglio preferito: Renzi. Il quale per non farsi prendere in castagna ha giocato d'anticipo e ha avanzato la sua controproposta: dare l'indennità ai parlamentari sulla base delle presenze, un salasso per gli assenteisti e per uno in particolare: lo stesso Luigi Di Maio, 37% di presenze.
È bastato per dare fuoco alle polveri. «Stiamo chiedendo al Parlamento di votare una legge che dà tremila euro netti ai deputati facendo risparmiare circa 80 milioni di euro agli italiani- ha tuonato Roberto Fico - non avete il coraggio di dire che questi soldi ve li volete tenere in tasca». Sarà chiamato a raccolta fuori da Montecitorio (ore 15) il popolo grillino. L'appello lo ha lanciato la stessa Lombardi su Facebook. «Si potrebbero risparmiare - ha calcolato sulla sua bacheca la parlamentare romana - ben 30 milioni in più rispetto ai risparmi che si stima provengono dalla riforma Boschi. Il tutto senza stravolgere la Costituzione ma con una semplice legge ordinaria». In aula la Lombardi aveva più o meno volontariamente scippato ai renziani uno spot: «Volete dimezzarvi l'indennità? Basta un Sì»...».
Slogan rubati, scintille, accuse, parole forti, ironie. Alessia Morani, vice capogruppo dem alla Camera ha sfidato i pentastellati. «Volete tagliarvi lo stipendio? Fatelo da domani a prescindere da questo voto, passando dai 10 mila euro che intascate oggi al mese al tetto dei 2.500 che predicava francescanamente il vostro leader Grillo ai tempi dello tsunami tour. Siete entrati in Parlamento - ha affondato il colpo la Morani - a zero euro e ora dichiarate cifre importanti tra rimborsi e indennità, come Di Maio in 3 anni oltre 400 mila euro». Il resto è colore: battute sui famosi scontrini dei 5Stelle «che nessuno ha visto». Emanuele Fiano, capogruppo pd in commissione Affari costituzionali, si è detto disponibile ad aprire un sito simile a quello dei grillini (www.tirendoconto.it)- «Ma sono anni che non facciamo altro che tagliare - ha detto - scegliamo i parametri europei, anche scendendo. Voglio ricordare - ha elencato - che noi rispetto al 2002 abbiamo tagliato 650 milioni di finanziamento ai partiti e 270 milioni alla Camera. Una volta ridotti i parlamentari da 945 a 730 discutiamo pure delle indennità». Infine Renato Brunetta. Il capogruppo di FI ha proposto, «rompendo il tabù dell'uguaglianza», di calcolare l'indennità sul reddito percepito prima dell'elezione. E i disoccupati? Per loro una sorta di reddito di cittadinanza. Applausi bipartisan, (anche da qualche 5Stelle).
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