«Sulla crescita grandissima sintonia», certo «con la Merkel rimangono

Venerdì 27 Maggio 2016
«Sulla crescita grandissima sintonia», certo «con la Merkel rimangono i dissensi, ma ci abbiamo scherzato su». Al G7 giapponese il fronte del rigore si assottiglia con il debutto del premier canadese Trudeau, ma basta il “nein” della Cancelliera per frenare la voglia del padrone di casa, il primo ministro Shinzo Abe, di trasformare la riunione in una completa resurrezione delle politiche keinesiane di spesa pubblica. «C'è stata grandissima sintonia, specie con gli Usa, ed emersa la necessità di rilanciare gli investimenti e la crescita. Non possono bastare le politiche monetarie, ci vogliono stimoli fiscali e aiuti al ceto medio».
Al termine della prima giornata di lavori, Matteo Renzi racconta le ore di riunioni citando qua e là le parole virgolettate che ha appuntato su un blocchetto. Per il presidente del Consiglio italiano si tratta del terzo G7, per Barack Obama è l'ultimo mentre il giapponese Abe e il francese Hollande sono vicini ad una nuova consultazione elettorale. Il primo per scelta, il secondo per naturale scadenza di mandato. Renzi si mostra soddisfatto del confronto che si è sviluppato tra i sette anche sul tema dell'immigrazione e della sicurezza.
«Il migrant compact ha tracciato la strada e il G7 lo ha fatto proprio», ma «senza un piano strategico per aiutare i migranti nei luoghi da cui partono non vinceremo mai la sfida africana». Le tragedie degli ultimi giorni, compreso il dramma della bimba africana di nove mesi che ha perso nel naufragio i genitori, offrono a Renzi l'occasione per invertire la narrazione di coloro che «lavorano sulla paura». Il pericolo, sostiene di aver detto durante il summit, «non viene da quella bambina ma da ciò che accade nelle periferie di Molenbeek o nelle carceri». Il canadese Trudeau e il giapponese Abe, che non vivono il problema dei migranti, condividono però con gli altri leader il nodo della sicurezza e le conseguenze che tutto ciò genera su una crescita che stenta a rafforzarsi. Le riunioni del G7 hanno sempre avuto l'obiettivo di trovare ricette comuni per rianimare lo sviluppo di paesi che un tempo dettavano al mondo le politiche di crescita, è quella che si conclude oggi non è da meno.
Ora che gli equilibri sono cambiati si cercano intese per sostenersi a vicenda ed evitare che le minacce populiste mettano in difficoltà la solidità dei sistemi democratici. A dettare l'agenda del summit è stato Shinzo Abe, il padrone di casa, che ad inizio dei lavori ha riepilogato i punti all'ordine del giorno: «Crescita e accordi commerciali come il Tpp, le minacce regionali - Corea del Nord libertà di navigazione - il tema dei migranti, l'Iraq, l'applicazione dell'accordo di Parigi sul clima». Per chi aveva ancora dubbi sulle priorità del summit bastava sfogliare le quindici pagine di un opuscolo di grafici e tabelle, inserito nel materiale dei lavori, dall'eloquente titolo «Abeanomics is progressing». Malgrado sia stato Keynes l'economista «più citato» durante i lavori, le resistenze della Merkel - e in parte anche dall'inglese Cameron alle prese con un referendum nazionalista - si sono però avvertite già nella prima giornata e rischiano di fare deragliare le conclusioni del summit «dove - ricorda il presidente del Consiglio - non si vota a maggioranza». Se però, come ha anche ammesso che è accaduto in Europa, vale anche nel G7 la strategia delle gomitate, si può allora ben dire che il successo del summit di Ise-Shima è assicurato.
Il tema degli investimenti pubblici - necessari per fare ripartire le economie senza badare al deficit che generano - ha sicuramente guadagnato consensi. E se Renzi ricorda il suo primo G7 di tre anni fa dove «eravamo isolati», Obama fa altrettanto andando con la memoria al vertice dell'Aquila per ricordare in che stato era l'economia americana «all'inizio del mio mandato». Se l'Italia ora non è più sola per Renzi si deve «alla ritrovata solidità e credibilità» che la rende più forte ai tavoli internazionali. Merito delle riforme fatte, «anche quelle più impensabili». A cominciare dal mercato del lavoro, passando per la riforma costituzionale. Ciò che è accaduto ieri in India, con il rientro in Patria del fuciliere Girone, per Renzi lo dimostra al punto che invita gli oppositori interni ed esterni alla maggioranza, «a smettere di non valorizzare quello che di buono si è fatto».
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