Sputi in faccia a una mamma marocchina e alla sua bambina. Frasi urlate in mezzo

Mercoledì 1 Giugno 2016
Sputi in faccia a una mamma marocchina e alla sua bambina. Frasi urlate in mezzo alla strada inneggiando ad Adolf Hitler e allo sterminio degli ebrei. Poi una serie di ingiurie di stampo razzista sfociate in calci e graffi contro quei vicini di casa nordafricani, "colpevoli" di avere disturbato il suo riposo. Era il 22 aprile quando a Padova nel quartiere Arcella, il più popoloso e multietnico della città, è scoppiata una brutale violenza xenofoba per una banale lite tra inquilini di un complesso Ater di via Cabrini. Una famiglia marocchina, da vent'anni residente in Italia, è stata aggredita verbalmente e fisicamente da K.B., una padovana di 59 anni. La donna è ora indagata per i reati di apologia dei crimini contro l'umanità, minacce e percosse con l'aggravante della legge Mancino.
Il tutto era avvenuto sulla strada, alla presenza di molti testimoni, e la situazione è degenerata quando la donna ha urlato in faccia alla mamma nordafricana «...Con una pistola ammazzerei lei e il suo marito ciccione...» e l'ha aggredita colpendola a una spalla e tirandole alcuni calci. Il marito è intervenuto a difendere la moglie dalla furia della padovana ed è stato graffiato, ma non è servito a fermarla.
«...Devi tornare a casa tua nel Marocco di m... brutta negra schifosa, marocchina di m...» e alla fine di quest'altra mitragliata di insulti razzisti ha sputato in faccia alla mamma e alla figlioletta. Il marito della signora allora ha estratto dalla tasca dei pantaloni il telefono cellulare e ha chiamato il 112.
In via Cabrini è intervenuta una pattuglia dei carabinieri e i militari sono riusciti a calmare la 59enne. L'hanno identificata e invitata a tornare a casa. Moglie e marito nordafricani si sono poi recati al pronto soccorso dell'ospedale civile per sottoporsi alle cure dei medici.
Sono così scattate le indagini da parte del sostituto procuratore Sergio Dini e ora K.B. si trova indagata. Una donna che è stata capace di gridare, senza freni e a squarcia gola, «...Uno di giusto aveva fatto pulizia, ma non è riuscito a finire l'opera. Vi ricordo che sono purosangue, non ho paura di nessun marocchino di m... Vi devono bruciare come gli ebrei...».
Frasi impregnate di razzismo urlate in un quartiere, l'Arcella, che la notte dell'11 dicembre dell'anno scorso ha registrato un attentato contro il centro islamico di via Jacopo da Montagnana. Una bomba carta è stata fatta esplodere vicino alla moschea frequentata dai religiosi bengalesi. Per quell'azione xenofoba la Digos come colpevoli ha individuato due militanti di Forza Nuova, da cui il gruppo di estrema destra si è subito dissociato.
Un episodio che richiama l'aggressione della donna che ha ricoperto di insulti razzisti la famiglia marocchina, è accaduto anche nel maggio del 2011 alla Guizza. Un altro quartiere con un alto tasso di cittadini stranieri, per la maggior parte nordafricani e romeni. Una donna di 50 anni ha urlato alla studentessa Hind Talibi, figlia dell'allora imam della moschea di via Anelli, «Togliti quel velo che fa caldo, sei solo sottomessa fai schifo».
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