«Spendiamo: risponderà lo Stato»

Mercoledì 27 Luglio 2016
BELLUNO - (D.T.) Avanti con le spese. E con la citazione in giudizio dello Stato. A settembre, poi, succeda quel che succeda. La Provincia non si ferma. Non ha nessuna intenzione di bloccare gli investimenti già messi a bilancio. E sta alla finestra in attesa di soldi sonanti da Roma. Del resto, sono stati promessi, visto che qualche giorno fa il decreto enti locali ha messo a disposizione delle Province (di tutte) 148 milioni. Se non basteranno? «Se ne riparlerà a settembre - risponde Serenella Bogana, consigliere provinciale con delega al bilancio -. Dissesto? Quando ci diranno che la quota parte riservata a Belluno dei 148 milioni non è sufficiente a coprire quanto dobbiamo restituire allo Stato per «aiutare» la finanza pubblica (circa 23 milioni, ndr), tireremo le somme. Intanto andiamo avanti e non fermeremo i programmi di spesa già approvati in bilancio. Anche perché dentro ci sono investimenti importanti per il territorio. C'è il finanziamento di "Unico Studenti", ci sono opere contro il dissesto idrogeologico... Noi dobbiamo investire sul nostro territorio, per cui spenderemo quello che abbiamo a disposizione».
Insomma, la provocazione resta valida. Al di là del dissesto finanziario. E chi ha orecchi per intendere (a Roma), intenda. Non è invece una provocazione quella di citare in giudizio lo Stato. La partita è sempre quella di Veneto Strade. «L'azienda regionale cita in giudizio la Provincia per i soldi relativi alla viabilità ex Anas. E noi citiamo lo Stato che non ci ha dato le risorse necessarie - spiega la presidente, Daniela Larese Filon -. Il responsabile è il Governo». Le cifre parlano da sole: dal 2002 (anno in cui la viabilità ex Anas è stata trasferita alle Province) al 2010 Palazzo Piloni riceveva dallo Stato circa 15 milioni di euro per la gestione delle strade. Dal 2011 in poi il fondo è stato via via tagliato. Fino all'azzeramento completo. «Il tribunale discuterà a dicembre la causa di Veneto Strade - conclude Larese Filon -. Noi vogliamo che la questione si risolva prima».

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