Sotto processo l'ex delegato pontificio

Venerdì 12 Febbraio 2016
L'ex delegato pontificio monsignor Francesco Gioia, 77 anni, con residenza in Vaticano, finirà sotto processo per il macroscopico abuso edilizio all'ombra del Santo. Gli faranno compagnia sul banco degli imputati l'architetto Gennaro Di Lascio, 50 anni, di Frascati, e l'impresario Gianluca Campagna, 46 anni, di Colonna, in provincia di Roma. L'appuntamento davanti al giudice monocratico Stefano Canestrari è fissato per il prossimo 25 maggio. Il terzetto, difeso rispettivamente dagli avvocati Lorenzo Pilon, Paolo Marson e Alberto Berardi, avrebbe in realtà potuto azzerare l'accusa con un'ammenda da 23mila euro a testa. L'illustre prelato, plenipotenziario della Basilica del Santo fino al luglio 2013, quando papa Bergoglio ne dispose la rimozione, e i due coimputati hanno invece scelto l'opposizione al decreto penale di condanna. Affronteranno quindi il dibattimento nella consapevolezza che i tempi della prescrizione sono ormai molto vicini. La violazione della normativa edilizia, contestata a dicembre 2011, si estingue infatti in un tempo limite di sei anni. Ci sarà quindi soltanto un anno e mezzo per completare quantomeno il giudizio di primo grado. Anche perchè l'opposizione al decreto penale di condanna ha congelato tutti gli aspetti amministrativi della complessa vicenda, a partire dalla rimessa in pristino dei luoghi in cui sarebbero stati commessi i clamorosi abusi edilizi. È stata la consulenza tecnica affidata dal pm Maria D'Arpa all'architetto Paolo Merlini, docente allo Iuav di Venezia, ad imprimere una svolta precisa all'inchiesta. Gli accertamenti sono partiti da un'indagine storica sullo stato dei luoghi prima dell'avvio dei lavori di ristrutturazione nello storico palazzo di via Orto Botanico 1, all'interno di uno stabile che fa parte del complesso antoniano. L'edificio era stato usato prima come biblioteca e poi come magazzino. Il Comune di Padova non ha mai rilasciato nessuna concessione edilizia per la trasformazione di quei locali in mini appartamenti da 35 metri quadri, tre stanze al massimo, pubblicizzati persino su Internet. Era stato lo stesso ufficio tecnico di Palazzo Moroni a trasmettere in Procura l'esposto con cui si segnalava la realizzazione abusiva dei cinque mini appartamenti nell'ala che s'allunga in via Orto Botanico, già sede del museo cittadino e della vecchia biblioteca. La decisione era stata presa quando era arrivata in Comune la richiesta di sanatoria presentata dalla proprietà dell'immobile. Era stato accertato che l'allora delegato pontificio monsignor Francesco Gioia non aveva mai chiesto alcuna concessione edilizia. Tutti i beni e immobili antoniani sono sottoposti a accordi e regole chiarissime, come si evince da una lettera del 20 novembre 2008, trasmessa dal Ministero per i Beni culturali alla Soprintendenza e, per conoscenza, al Delegato Pontificio e alla Veneranda Arca in occasione di un restauro.
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