Sala conquista Milano

Lunedì 20 Giugno 2016
A Milano Beppe Sala, candidato del centrosinistra, vince sia pure di misura sul candidato del centrodestra Stefano Parisi. Al momento di andare in stampa le sezioni scrutinate sono 1233 su 1248, ma ormai il risultato non è modificabile: Sala supera Parisi con il 51,69% contro il 48,31%. Uno scarto ridotto, come del resto accadde al primo turno, separa i due contendenti anche al ballottaggio. E' comunque la prima volta che la corsa per Palazzo Marino finisce sul filo di lana. Ma che sia ormai certa la vittoria di Sala lo conferma Parisi a tarda ora: «Ho appena telefonato a Sala per congratularmi con lui e gli ho detto di fare bene il sindaco».
Quindici giorni fa era finita con un sostanziale pareggio: 41,7 per Beppe Sala, 40,8 per Stefano Parisi, appena 5 mila voti di scarto a favore del candidato del centrosinistra. La partita si è giocata principalmente sul tentativo di portare a casa il maggior numero di voti dei 54 mila elettori che al primo turno avevano scelto il candidato del Movimento 5 Stelle. Sala ha giocato la carta della trasparenza, indicando i nomi di quattro componenti di un ipotetico comitato per la legalità capitanato da Gherardo Colombo, ex pm del pool di Mani Pulite.
Parisi, invece, ha insistito sul suo ruolo di «uomo del cambiamento» provando a lusingare gli elettori grillini con la prospettiva di mettere fine al governo locale di centrosinistra e dunque di mandare «un segnale» a Matteo Renzi e al governo nazionale. I numeri dell'affluenza ai seggi dicono che sicuramente molti fra quelli che al primo turno avevano scelto i Cinquestelle sono tornati alle urne, ma per capire come si sono schierati bisognerà aspettare la conta definitiva delle schede, anche se già fin d'ora si può ipotizzare che i grillini abbiano per lo più scelto Parisi.
Beppe Sala, infatti, in linea teorica poteva contare anche sui voti andati agli altri candidati di sinistra che si erano presentati il 5 giugno con l'ambizione di fare il sindaco. Basilio Rizzo e Natale Azzaretto insieme avevano raccolto poco più di 20 mila preferenze. Ma si sa, a sinistra del Pd (e in taluni casi anche dentro il Pd) la volontà punitiva nei confronti di Matteo Renzi è piuttosto forte, e non è detto che quei 20 mila voti siano andati tutti a Sala, più probabile che molti si siano astenuti.
Rimane il fatto che, al di là di quello che sarà il verdetto definitivo, rispetto all'inizio della campagna elettorale il centrosinistra ha perduto un vantaggio che tutti gli attribuivano e il centrodestra è stato protagonista di una rimonta su cui pochi contavano. E adesso nel Pd cominciano a recriminare sul clima di scontro interno che ha accompagnato le primarie di febbraio: un clima che anziché dare slancio a Beppe Sala ne ha in qualche modo ridimensionato l'immagine che si era costruito come commissario di Expo.

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