ROMA - Una «ferita» che colpisce «i sentimenti più profondi».

Venerdì 24 Giugno 2016
ROMA - Una «ferita» che colpisce «i sentimenti più profondi». Il giorno dopo l'autodifesa di Alex Schwazer e del suo tecnico, Sandro Donati, la Federatletica chiarisce la propria posizione che non può che essere rispettosa, in attesa di sviluppi, dell'operato della federazione internazionale.
Il n.1 della Fidal, Alfio Giomi mercoledì si era detto «sconvolto» e, in caso di conferma della positività al testosterone sintetico dell'atleta, anche «tradito». Dopo aver sentito Donati e Schwazer sollevare dubbi sulla Iaaf e la Wada, alludendo a un complotto, ieri il Consiglio federale ha inevitabilmente dovuto prendere le distanze. Lo ha fatto con una nota interlocutoria in cui si evidenzia che «anche nella vicenda Schwazer, le regole, così come il confronto con tutti i soggetti coinvolti, analitico e documentato, hanno sempre rappresentato il punto di riferimento a monte di ogni decisione. Senza nessun distinguo».
Intanto l'atleta sarà sospeso dal 28 giugno al 5 luglio, data in cui è fissata la controanalisi. Per questo la Federazione sottolinea che «bisognerà attendere il completamento dell'iter formale per arrivare a un giudizio solido su questa vicenda, così come è altrettanto ovvio che, nel mentre, sia opportuno che la Fidal assuma una posizione rispettosamente interlocutoria» e quindi «ispirata dal rispetto delle norme».
In realtà la Fidal spera che ci sia stato un errore o che Schwazer, una delle sue poche speranze di medaglia ai Giochi di Rio, riesca dimostrare la propria estraneità. I precedenti lasciano pochi margini di speranza in un ribaltamento del verdetto, anche se il presidente del Coni Giovanni Malagò ci spera: «Speranze? Qui o si è sbagliato l'atleta o hanno sbagliato gli altri», specifica. «Io sono uno che la speranza ce l'ha sempre, sono sempre ottimista. Certo - ha aggiunto Malagò - la casistica e la storia lasciano intendere un altro tipo di direzione, salvo che invece si dimostri qualcosa di diverso. Stiamo a vedere». Un Malagò irritato dalla tempistica e dai modi della Iaaf. E se sul caso-Schwazer «vista la mediaticità», auspica almeno di «accelerare l'iter prima del 5 luglio» (ma ormai la data è fissata), perché «prima si fa e meglio è» in modo che «qualche elemento chiarificatore lo potremmo già avere», l'altro ieri una cordiale telefonata è arrivata dal numero uno della Federazione internazionale, Sebastian Coe, per un chiarimento sul blitz al Quirinale per un controllo a sorpresa a Elisa Rigaudo: «L'ho sentito, era all'oscuro di tutto e non ha colpe», precisa Malagò.
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