Rischio recessione per la Gran Bretagna se si dovesse materializzare lo spettro

Domenica 19 Giugno 2016
Rischio recessione per la Gran Bretagna se si dovesse materializzare lo spettro della Brexit, ossia l'uscita di Londra dall'Unione europea. A lanciare l'allarme è uno studio del Fondo monetario internazionale secondo cui il Pil d'Oltremanica potrebbe subire una contrazione dello 0,8% l'anno prossimo e portare ad un abbassamento dei redditi «permanente». L'addio all'Ue avrebbe un effetto «negativo e sostanziale nel lungo termine» sull'economia britannica perché se la «Gran Bretagna è molto importante per alcune economie europee», è il Paese della Regina che ha più da perdere rispetto all'Europa, spiega l'organizzazione guidata da Christine Lagarde. Infatti «l'Ue è il naturale partner commerciale» e per Londra «sostituirla con altri mercati per l'esportazione richiederà tempo», mette in evidenza il Fondo.
Il referendum britannico di giovedì 23 tiene banco anche al Consiglio Italia-Usa di Venezia. «Bisogna essere fiduciosi che il popolo inglese capisca i benefici di restare in Europa, per loro e per gli altri Paesi», sottolinea il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ricordando che la «Bce ha già annunciato che ci sono misure adatte per contrastare le turbolenze, che sarebbero comunque di breve durata». Circa l'eventuale impatto della Brexit sull'Italia, Padoan ha rassicurato che «non ci sono problemi specifici» per il Paese, condividendo il giudizio del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, secondo cui l'Italia non corre rischi specifici che la rendono più in pericolo di altri Paesi.
Nel suo rapporto, il Fmi sottolinea che l'Italia, insieme a Francia, Germania e Spagna, risentirà dell'eventuale uscita della Gran Bretagna dall'Ue, «in modo minore rispetto alla media europea». Ma contro le previsioni funeste del Fmi si scagliano gli accademici britannici del gruppo Economists for Brexit", affermando che sono viziate da «un modello eurocentrico errato». «Il rapporto del Fmi, come quello del Tesoro britannico, usa modelli imprecisi e trae conclusioni sbagliate e ingannevoli - ha detto Patrick Minford, coordinatore del gruppo - Valutazioni più solide indicano invece più crescita e migliore qualità di vita nel Regno Unito con la Brexit».
Per Matthew Elliot, della campagna Vote Leave ("Uscire") «il Fmi ha scelto d'ignorare i benefici di un'uscita dall'Ue focalizzandosi solo su supposti aspetti negativi. Se votiamo per andarcene potremo viceversa creare 300.000 posti di lavoro grazie ad accordi commerciali bilaterali con le economie in più rapida crescita nel globo».
Questo scenario d'attesa terrà naturalmente i mercati ancora sotto scacco. La settimana si è chiusa con un rimbalzo da parte delle Borse continentali, dopo una striscia negativa impressionante, ma secondo gli analisti col nervosismo che regna sovrano nei giorni che precedono il voto, è probabile che gli investitori riprendano la corsa ai beni rifugio come il Bund tedesco e si liberino di asset a rischio come le azioni.

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