Renzi: pronti 500 milioni per riqualificare le periferie

Domenica 29 Maggio 2016 di «È una scelta politica, così sarà possibile aumentare la sicurezza delle città» L'anticipazione: «Questo tema sarà trattato al prossimo G7 previsto in Italia»
A leggere il tweet pomeridiano, quando il premier aveva già salutato Venezia ed era in partenza pure da Trieste, pareva di capire che il decreto fosse stato sottoscritto in laguna: "500 milioni per le periferie. Bando firmato durante la Biennale di Venezia". Nelle due ore e mezza di permanenza del presidente del consiglio dei ministri in terra veneta, ospite d'onore della Biennale, firme non se ne sono viste, ma l'annuncio è stato comunque di quelli ad effetto: nel giorno di apertura al pubblico della 15. Mostra internazionale di architettura tutta incentrata su attualità e sociale, con declinazioni che vanno dall'immigrazione alle periferie fino al recupero di spazi al limite delle città, ecco che il capo del Governo annuncia uno stanziamento di 500 milioni di euro per mettere mano alle città. Non i centri, ma le periferie. Cioè i luoghi dove la gente nei prossimi anni andrà sempre di più a vivere ma dove, se non si investe, cresceranno solo dormitori e il problema della sicurezza andrà di pari passo.
Queste cose Renzi a Venezia le dice in due tranche. La prima nella Sala delle Colonne a Ca' Giustinian, sede della Biennale poco distante da piazza San Marco, dove il premier omaggia la prestigiosa istituzione culturale veneziana partecipando alla cerimonia di premiazione della Mostra di Architettura.A memoria del presidente della Biennale Paolo Baratta, era da decenni che non si vedeva un premier a una cerimonia di premiazione, ma è Renzi a dirsi onorato: «Noi siamo molto fieri della Biennale, è la prima volta che partecipo da primo ministro, ma l'attenzione che continueremo a questi eventi è fondamentale. Il futuro del mondo è nella cultura che si apre all'innovazione». Con lui c'è la moglie Agnese in completo pantalone candido (e tacco un tantino esagerato per la successiva visita ai Padiglioni lungo i polverosi vialetti), il ministro della Cultura Dario Franceschini e la rappresentanza veneziana del Governo, il viceministro Enrico Zanetti e il sottosegretario Pier Paolo Baretta, ma anche il sindaco Luigi Brugnaro e il governatore Luca Zaia. A Ca' Giustinian Renzi consegna il Leone d'Oro alla Spagna, annuncia i fondi per le periferie, quindi provoca la standing ovation dando la notizia della morte di Giorgio Albertazzi, «un grande italiano, classico e controcorrente».
Poi via in motoscafo, alla volta dell'Arsenale per visitare il Padiglione Italia. «È rimasto colpito dalla grande "macchina" della Biennale», dirà poi Baratta. E dalle Corderie il corteo presidenziale si sposta ai Giardini per visitare il Padiglione della Germania, quello degli Stati Uniti d'America, entrare in maniche di camicia in quello della Spagna (salvo rimettersi la giacca all'uscita prima di incrociare fotografi e cameramen), dedicarsi infine alle spiegazioni del direttore della Mostra Alejandro Aravena davanti alle installazioni nel Padiglione centrale. «Veramente magnifico», dice il premier uscendo.
Seconda tranche, il "punto stampa". È qui che Renzi dettaglia il "piano periferie": «Gli esperti dicono che il numero delle persone che andranno a vivere nelle città da qui al 2050 crescerà a dismisura. Dunque o noi riusciamo a creare, nelle città, degli spazi di vita e di comunità o creeremo degli immensi quartieri dormitorio». Renzi specifica: «La riqualificazione delle periferie è un fatto culturale, politico e per il nostro governo anche di sicurezza, perché se nei quartieri periferici, quelli più a rischio, riesci a creare occasioni di vita comunitaria, è più facile abbassare i rischi sulla sicurezza. Come avevamo promesso: un euro in cultura, un euro in sicurezza». E se il giorno prima era stato Franceschini a trattare l'argomento («Il '900 è stato il secolo della battaglia per la salvaguardia dei centri storici, il 2000 sarà il secolo delle periferie»), lo stesso tema sarà riproposto l'anno prossimo: «Ne parleremo al G7 che terremo in Italia», anticipa Renzi.
Sono le 13.30, l'agenda del premier lo vuole tra un'ora a Trieste per un'altra firma, quella del Protocollo d'intesa per il Porto Vecchio, è tempo di risalire in motoscafo.«Tieniamoci in contatto», dice Renzi a Baratta. Poco distante c'è Beppe Grillo, per il secondo giorno consecutivo in visita alla Biennale. Erano vicinissimi, il capo del Governo e il leader dell'opposizione; sono riusciti a non incrociarsi.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci