Renzi: la stabilità è a rischio se vince il no al referendum

Sabato 11 Giugno 2016
Renzi: la stabilità è a rischio se vince il no al referendum
SANTA MARGHERITA LIGURE - Battute, risate e applausi. Scherza Renzi con i Giovani imprenditori di Confindustria. La platea è amica, il rischio di ricevere fischi come è accaduto con i commercianti è minimo, e lui lo sa. In mattinata dal leader degli industriali junior, Marco Gay, è arrivato un importante endorsement alla sua grande sfida, il referendum sulla riforma costituzionale: «È un'occasione da non perdere». Bastava già questo viatico per capire che qui tra i giovani di Confindustria sarebbe stata un'altra storia. E così è: si danno del tu (su richiesta degli stessi imprenditori) e il confronto fila liscio come l'olio. Tanto che a un certo punto lo stesso Renzi provoca: «C'è una domanda cattiva?». Oppure: «Fischiatemi pure, è un periodo buono». Ma in oltre un'ora di dialogo/confronto non arriveranno nè l'una nè gli altri. La sintonia è totale. Renzi sa usare le corde e le parole giuste. La burocrazia opprime? Il premier ricorda gli sforzi per la semplificazione e la trasparenza intrapresi dal suo governo e promette: «Faremo di più. Chi è imprenditore non deve sentire lo Stato come un ostacolo. Voglio arrivare a un meccanismo per cui lo Stato italiano è il principale alleato per chi ci prova e chi ci crede». Ci vogliono meno tasse? Lui ricorda la riduzione dell'Irap sul costo del lavoro: «Il 16 giugno chiedete ai vostri commercialisti quanto risparmiate». E poi il superammortamento e il patent box.
Ma «il punto chiave su cui ci giochiamo la credibilità del Paese - rilancia - è la semplificazione del sistema fiscale che non vuol dire solo pagare meno tasse, anche se sarebbe meglio, ma intanto pagarle meglio». E per rendere meglio l'idea cita l'Iphone: ha sfondato e vinto perché per usarlo non c'è bisogno del libretto di istruzioni, tanto è chiaro e semplice. Un cambiamento di mentalità è una necessità per il Paese. «Bisogna smettere di remare contro» dice il premier. E in questo contesto la riforma costituzionale diventa un tassello fondamentale: «Non è lo spartiacque sul futuro di un presidente del Consiglio o di un altro - avverte - ma è lo spartiacque per capire se il Paese è governabile o no. Chiunque verrà a governare deve sapere se quando pigia un tasto succede qualcosa». Vale anche per la legge elettorale: «Se si perde ai ballottaggi, è la democrazia, non bisogna avere paura». Le agenzie di stampa interpretano la frase riferendola al secondo turno delle amministrative. Renzi rettifica in diretta: «Mi riferivo alle elezioni del 2018».
E un diverso approccio serve anche nel mercato del lavoro. Renzi ricorda che dietro esplicita richiesta degli industriali e con il dissenso di alcuni sindacati il governo ha abolito l'articolo 18. «Capisco che Landini è dispiaciuto ma così abbiamo creato 450 mila posti di lavoro, di cui 390mila a tempo indeterminato» rivendica. Ma adesso la parola chiave deve diventare «produttività»: «Sarà la priorità nella legge di Stabilità».
I giovani applaudono soddisfatti. D'altronde in mattinata a chiedere un cambio di mentalità era stato lo stesso padrone di casa, Marco Gay, derubricando la querelle ripresa o ripresina a «domanda sbagliata»: quella giusta - dice - è: «quando ci rimettiamo a correre»? Loro un desiderio ce l'hanno: adesso. Le condizioni ci sono tutte: «Siamo ad una svolta finanziaria. Siamo ad una svolta infrastrutturale, una svolta giudiziaria, sociale e politica. Si avverte fiducia in Italia e nell'Italia. I numeri ancora ballano ma il clima è cambiato» dice Gay.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci