Renzi: la manovra è ok La Ue pensi ai profughi

Giovedì 20 Ottobre 2016 di «Su cosa la Commissione avrebbe da ridire? Lo sforamento del deficit dello 0,3% dipende solo dal terremoto e dall'emergenza immigrazione. Che scrivano pure»
Seduto sul divanetto dell'ambasciata, subito dopo aver reso omaggio alla tomba di J.F. Kennedy e aver parlato alla Johns Hopkins University del «favore» che l'austerity e il mancato controllo dei flussi migratori fanno ai partiti populisti in Europa e nel mondo, Matteo Renzi traccia il bilancio della visita di Stato. Inutile dirlo, il premier parla di «grande risultato», di «successo incredibile: mai il rapporto tra Usa e Italia è stato così solido».
Ma per il Consiglio europeo di oggi è ormai solo questione di ore. E Renzi si mette, letteralmente, le mani nei capelli: «Mi fate un favore? Ci volete andare voi?! Ho ancora negli occhi la festa alla Casa Bianca e proprio non mi va», scherza (neppure troppo) con i giornalisti. Poi parte l'affondo contro la Commissione e gli arcigni partner del Nord: «Ci sono perplessità sui nostri conti? Sulla nostra manovra? Le solite chiacchiere d'ottobre, come le foglie che cadono e le occupazioni studentesche. Dite che è possibile una procedura d'infrazione contro l'Italia? Ah, ecco. Io invece la procedura d'infrazione me l'aspetto per quei Paesi che si erano impegnati a prendersi quote di migranti sbarcati in Italia e in Grecia e invece ora rifiutato la relocation. E mi aspetto un grazie per tutto ciò che facciamo per i migranti».
Non è uno sfogo. Renzi è deciso a dare battaglia oggi a Bruxelles. «La legge di stabilità che abbiamo appena varato rispetta le regole e aiuta i cittadini con pensioni più alte, tasse più basse, incentivi allo sviluppo. Su cosa la Commissione dovrebbe dire no?! Il rapporto deficit-Pil è al 2,0% e sale al 2,3% per le spese su migranti e terremoto. Mi vogliono scrivere una lettera? Mi vogliono dire che non posso ricostruire la scuola di Amatrice e mettere in sicurezza gli edifici a rischio sismico? Gli risponderò per le rime. La verità è che a Bruxelles, nonostante la Brexit, continuano a comandare le burocrazie e non capiscono che l'austerity che frena il benessere e una mancanza di strategia sui fenomeni migratori porterà, come ha detto Obama, alla disintegrazione dell'Unione».
Parole pesanti. Parole che si accompagnano a una bacchettata dedicata ad Angela Merkel. Al giornalista che gli fa notare che la Cancelliera negli ultimi giorni ha visitato diversi Paesi africani per sviluppare la cooperazione e fermare alla partenza in migranti, Renzi risponde secco: «Merkel si sta dando da fare dopo Bratislava, si vede che il mio messaggio è arrivato. Mi hanno detto che facevo il pazzo, il Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento e isola l'Italia. Storie. In Europa se non alzi la voce non ottieni nulla».
Nelle parole di Renzi sono ancora freschi i feedback della giornata trascorsa martedì con Obama. E se dice che «non sta in cielo né in terra che gli Usa ci chiedono più impegno in Libia», sa anche bene che Washington punta su Roma per aiutare il governo di Al Serraj e stabilizzare il Paese mediterraneo. «Solo in questo modo», ha fatto presente il presidente americano, «riuscirete a frenare le ondate dei migranti e a non offrire carburante ai partiti populisti». Opinione condivisa al 100 per cento dal premier italiano che in Libia ha già inviato 300 soldati per un ospedale da campo e altri potrà inviarne su richiesta degli alleati. Tanto più che da almeno un anno si parla di «missione libica a guida italiana».
Appena lasciata l'ambasciata, accompagnato dal consigliere diplomatico Angela Maria Zappia e dall'ambasciatore Armando Varricchio, Renzi vola a un pranzo organizzato da Giuliano Da Empoli e da Neera Tanden, consigliera di Hillary Clinton. Il premier non vuole però dare troppa enfasi all'evento: «Sono amici progressisti, con Hillary non c'è bisogno del loro aiuto per istruire alcun rapporto. Questo già c'è. Con lei ho parlato più volte, l'ultima quando lei era a Philadelphia e io a New York alla Clinton Global Initiative». Sarà infatti con la Clinton, probabile prossimo presidente Usa, che Renzi proseguirà la «stretta collaborazione» avviata con Obama. Al riguardo, Renzi ha una puntualizzazione da fare: «Ho visto che ha destato scalpore il sostegno di Barack al referendum. Ma chi si stupisce sbaglia: è ovvio che Obama dice sì al referendum ed è ovvio perché qualunque persona che scendesse oggi da Marte sarebbe favorevole. Chi parla ingerenza dice scemenze. Tanto più che questa visita di Stato, Obama me l'annunciò nel maggio scorso in Giappone». Come dire: nessun spottone elettorale preparato all'ultimo secondo. «Nessun marchettone!».
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