Referendum Il premier: stop alla bufale del no

Martedì 25 Ottobre 2016 di Renzi-toghe, pace armata
Loro, i magistrati, illustravano e proponevano, e gli altri, premier e Guardasigilli, ad ascoltare, annuire, «ma certo, siamo d'accordo». Piercamillo Davigo a chiedere «più organici» e Matteo Renzi e Andrea Orlando ad assicurare, di più, a confermare che in magistratura si riaprono i concorsi fermi da data immemorabile, «a fine novembre ce ne sarà uno per la copertura di mille posti» e più in generale entro poco tempo saranno banditi in totale quattromila posti, per coprire almeno metà della complessiva carenza di organico dei tribunali italiani.
Un disgelo tendente al clima idilliaco, tanto che quando a un certo punto portano il caffè per tutti, «chi lo beve amaro?», fa Renzi, e l'accordo si trova pure su chi lo vuole con zucchero e senza zucchero. Lasciata fuori dalla stanza la questione delle intercettazioni, «non se ne è fatto neanche cenno», la testimonianza dei più, nonché quello che passa per «scontro tra magistratura e politica»; ed evitato di mettersi a parlare di referendum, neanche materia dell'incontro fra l'altro, ecco che il faccia a faccia a palazzo Chigi fra la nutrita delegazione dell'Anm guidata da Davigo e ricevuta da Renzi e Orlando se non è filato liscio, è stato senz'altro qualcosa che gli somiglia molto. Un incontro che ha sforato il tempo previsto, sicché dopo le oltre due ore di colloqui al miele di castagno (sempre miele ma dal sapore asprigno) Davigo è poi arrivato in ritardo all'appuntamento che lo attendeva dopo. Finanche palazzo Chigi ci ha tenuto a far sapere che il miele era stato versato, diramando al termine un apposito comunicato che nelle ultime righe sottolineava come l'incontro avesse rappresentato «un'occasione di confronto e di riflessione sui temi della giustizia».
Lo scontro, se ci sarà, è rimandato. Certamente a dopo il referendum. Quando Renzi fa l'elenco dei suoi prima indagati e poi assolti (De Luca, Errani, Graziano, Paita...) non è certo un agitare l'ulivo in faccia ai magistrati. Ma tant'è: il premier si è guardato bene dal fare quell'elenco davanti a Davigo, ma è chiaro che la questione rimane sottotraccia e prima o dopo affiorerà. Nel frattempo, è disgelo. Al punto che lo sciopero della categoria appare scongiurato. L'associazione dei magistrati si riunirà il 28, per quella data non rullano più i tamburi di guerra, i giudici non hanno (ancora) seppelito l'ascia di guerra, ma sono molto orientati a farlo. Nel frattempo, vogliono garanzie sulle promesse ascoltate durante l'incontro e primi segnali sui provvedimenti annunciati. In breve: Renzi, come Davigo ha riconosciuto al termine, ha aperto sulla questione dei pensionamenti, che non sranno più ristretti a 13-18 magistrati ma estesi a tutti dai 72 anni in poi, una misura che premier e Guardasigilli hanno accolto e che adesso l'Anm si attende di vedere trattata nella prossima legge di bilancio. Sull'altro tema caldo, la possibilità di avocazione da parte del Pg dopo tre mesi se il pm non si dà una mossa nelle indagini, l'accordo non c'è, ma Orlando ha rilanciato: Se non vi sta bene, allora fate un'altra proposta, l'importante, resta sottinteso, è che le garanzie per il cittadino inquisito ci siano. Renzi è riuscito a trasformare l'Anm da soggetto politico in sindacato che tratta sui temi concreti, la battuta girata tra alcuni dem addetti ai lavori sulla giustizia. Rimane sospesa la questione della riforma, se si procederà prima del referendum o, molto più probabilmente, dopo.
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