PARTITI & politica

Sabato 13 Febbraio 2016
ROMA - Il presidente del Senato Pietro Grasso e il premier Matteo Renzi respingono l'invito del cardinal Bagnasco, prsidente della Confrenza Episcopale, di votare le unioni civili a scrutinio segreto, invito a cui è seguita una rettifica del tiro da parte della stessa Cei. Paradossalmente l'intervento del presidente dei vescovi italiani rende più complicata l'iniziativa del cattolici del Pd. Nel partito di maggioranza le tensioni sono alle stelle: le parti che si scontrano, i cattoDem e i liberal di Andrea Marcucci, sono entrambe di fede renziana, e questo mette il capogruppo Luigi Zanda in una posizione complicata da gestire in vista dei voti di martedì.
Ieri, prima Renzi e poi lo stesso Grasso hanno replicato a Bagnasco, ricordando che accordare o meno il voto segreto spetta al presidente del Senato, sulla base del Regolamento di Palazzo Madama. Lo scrutinio segreto, ha detto il premier, «lo decide il Parlamento, e lo dico con stima per il cardinal Bagnasco, e non la Cei». «Io rispetto tutte le opinioni nel merito - ha detto Grasso - però sulle procedure penso che ci sia la prerogativa delle istituzioni repubblicane di decidere».
Sul cardinale e sulla Cei sono piovute critiche: addirittura, scambiando l'episcopato italiano con la Santa Sede, il segretario dei radicali italiani Riccardo Maggi ha chiesto che il governo convocasse il nunzio in Italia. Ma proprio nella Segreteria di Stato - riferiscono fonti autorevoli - non è stato apprezzato l'intervento di Bagnasco sui meccanismi interni alle istituzioni statali. Forse per questo motivo una nota della Cei ha corretto il tiro, spiegando che Bagnasco chiedeva solo di rispettare la libertà di coscienza dei parlamentari.
È toccato a monsignor Nunzio Galantino, che della Cei è il segretario, a dare, all'apparenza, una frenata al suo superiore: «Vale quello che ho detto l'altro giorno, per rispetto del Parlamento e delle istituzioni preferisco non parlare» ha tagliato corto il prelato. Minimizzano dalla conferenza episcopale. «È chiaro che in un clima come questo basta poco a far parlare di scontro ma con le sue parole il cardinale Bagnasco non intendeva entrare in un discorso tecnico, in alcun modo, questo appartiene alla sovranità delle Camere». Il suo, piuttosto, «è stato un appello alla libertà di coscienza tenendo conto di quello che c'è in ballo» con la legge sulle unioni civili. A parlare è il portavoce della Cei, don Ivan Maffeis.
Ancora a livello politico, prosegue il braccio di ferro interno al Pd, sia sui contenuti della legge che sulle procedure. Su quest'ultimo punto i cattoDem chiedono a Zanda di ritirare l'emendamento super-canguro di Andrea Marcucci, che fa cioè decadere moltissimi altri emendamenti: non solo quasi tutti i 5.000 della Lega, ma anche quello degli stessi cattoDem che mirano a sostituire la stepchild adoption con l'affido rafforzato. I presentatori, guidati da Stefano Lepri, chiedono di poterlo almeno votare,e per questo minacciano di non appoggiare con il loro sì il «canguro». Zanda e Marcucci hanno risposto che ritireranno l'emendamento solo se la Lega ritirerà i propri, soprattutto quelli che puntano a ottenere il voto segreto. Ma su questo secondo aspetto il Carroccio risponde picche.
L'Udc Antonio De Poli poi, rifacendosi ad una proposta del prof Federico Mirabelli oggi su Avvenire, ha invitato a stralciare la stepchild adoption promettendo il sì dei centristi al ddl. Lo stralcio è chiesto anche dai cattoDem ma, come osserva Francesco Verducci, coordinatore dei «giovani turchi» del Pd, «è politicamente impraticabile». Per la sinistra del partito la legge diverrebbe non più potabile. Al più si può «rafforzare il divieto dell'utero in affitto» osserva Verducci.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci