PADOVA - «Il 3 marzo dell'anno scorso, quando sono stato nominato

Sabato 6 Febbraio 2016
PADOVA - «Il 3 marzo dell'anno scorso, quando sono stato nominato commissario, ho trovato una situazione pessima, mi sentivo un corpo estraneo nella Lega che avevo contribuito a fondare. Tanti ci davano per spacciati. Undici mesi dopo siamo più in salute che mai: abbiamo vinto alla grande le Regionali e molti comuni. Alla manifestazione di Bologna, in autunno, c'è stato il record storico di pullman dal Veneto, ben 84, il precedente era di 43, in una Pontida di molti anni fa». Gianpaolo Dozzo, commissario della Liga veneta-Lega Nord, apprestandosi a finire il mandato di "aggiusta problemi", in conferenza stampa tira le somme, presenta il congresso nazionale (veneto) della Liga di domani a Verona, dove passerà le consegne all'unico candidatosegretario, Gian Antonio Da Re, 62 anni, trevigiano, che verrà eletto dai 706 delegati. Lo fa con soddisfazione perchè «la candidatura unica auspicata è un segno importante di unità del movimento»: l'esigenza di compattezza ha prevalso su quella di rinnovamento generazionale. E guarda con fiducia alle amministrative di primavera (82 Comuni), dove gli indirizzi sono chiari: «Mai alleati con gli alfaniani di Ncd e Area popolare»; niente tavoli regionali perchè non ci sono capoluoghi al voto, via libera ad intese con Forza Italia («dove però non sai mai con chi parlare») e FdI.
Ieri accanto al commissario, nella sede di Noventa padovana teatro gli anni scorsi di scontri e polemiche, gli otto segretari provinciali (cinque nuovi) e tre ex tosiani rimasti in Lega, l'eurodeputata Bizzotto, la senatrice Stefani, l'assessore regionale alla sanità, Coletto. Non deve essere un caso la loro presenza. Non sono ancora ricomposte le fratture prodotte dagli anni della gestione di Flavio Tosi. Basta sentire Dozzo che pur senza nominarlo, va già duro: «Prima di me c'era qualcuno che aveva messo il freno, l'abbiamo tolto e il 2015 si è chiuso con 3.000 nuovi soci sostenitori (da 6.315 del 2014 a 9.418), siamo di nuovo il movimento di popolo che siamo sempre stati. Abbiamo rinnovato tutte le segreterie provinciali e adesso tornerà a contare la meritrocrazia. Nella Lega di prima si era creato un movimento parallelo: non ci sarà mai più». Porte aperte ai militanti, dunque, e porte chiuse a quegli ex tosiani che aspirano a tornare a casa. Mai, dice Dozzo, neanche con la testa cosparsa di cenere. «Guai a chi pensa di far rientrare i traditori - mette in guardia - Sapevano quel facevano, non hanno sbagliato in buona fede. Per costoro le porte saranno sempre chiuse». Pare infatti che non pochi dei circa 140 fuoriusciti (fonte segreteria veneta, molti meno di quanti nel '98 lasciarono il Carroccio dopo la strappo di Fabrizio Comencini e dei suoi) e decine di "dimissionati" a seguito della rottura con Flavio Tosi, abbiano fatto trapelare la volontà di tornare. In particolare, ma non solo a Verona, l'ex feudo di Tosi, dove per altro i nuovi iscritti hanno superato di parecchio quota 1.000. Qui anche Paolo Paternoster, segretario provicinale scaligero, sigilla l'ingresso: «Dovranno passare sul mio cadavere». Se domani, dunque, Matteo Salvini e Luca Zaia, potranno raccogliere applausi e benedire il nuovo segretario togliendosi senz'altro qualche altro grosso sasso dalle scarpe, in chiave congresso veneto i giochi restano aperti per la presidenza e per l'elezione dei 10 consiglieri nazionali, posto a cui a concorrono 25 candidati. È sulla presidenza, però, che si rischiano le prime frizioni tra territori e tra i nuovi big. Dozzo, al solito, è cauto: «Dovrà essere una figura di garanzia». Già, ma Padova rivendica apertamente la carica e anche Verona, con Paolo Paternoster in pole position, ha vari meriti da vantare: il passo indietro di Lorenzo Fontana alla segreteria, il peso politico della provincia, il fatto di non aver seguito Tosi, anzi di avergli resistito, l'importante appuntamento delle Comunali 2017 (sempre che la Giunta Tosi, che sta perdendo pezzi, non vada a casa prima). E c'è anche Vicenza, storica roccaforte, con i titoli per inserirsi nella partita. A Padova, poi, a giocarsela sono in due, Massimo Bitonci e Roberto Marcato, entrambi con validi "argomenti": qui il rischio è di finire per scuotere delicati equilibri. Inoltre, bisognerebbe anche sapere quali promesse ha fatto Toni Da Re nella fase di accordi pre-congressuali. Senza dimenticare, comunque, che ci sono sempre le due vicesegreterie da assegnare e una squadra tutta nuova da costruire.

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