Padoan "bacchetta" la Bce

Domenica 24 Gennaio 2016
Padoan "bacchetta" la Bce
«Comunicazione poco accorta da parte della vigilanza della Bce» è la formula scelta da Pier Carlo Padoan per ribadire la propria critica alla mosse di Francoforte che hanno contribuito la settimana scorsa al crollo delle azioni del Monte dei Paschi e - in misura minore - delle altre banche italiane. La tendenza si è poi invertita ma, come ha osservato lo stesso ministro, «c'è stata una redistribuzione della ricchezza, se un titolo cade del 50 per cento i possessori hanno subito una perdita».
Padoan è in realtà è andato oltre, esprimendo un giudizio negativo anche su quanto accaduto dopo che le voci avevano iniziato a diffondersi, causando pesanti conseguenze: «I mercati hanno interpretato questa richiesta di informazioni come un preavviso di provvedimenti più seri che nella testa degli operatori potrebbero essere stati persino una risoluzione». E poi «ci sono voluti tre giorni di turbolenze per ottenere risposta che le eliminasse». Ma soprattutto agli istituti di credito italiani è stato riservato un trattamento ben più sfavorevole perché «mentre le banche europee sono rimaste anonime, le sei italiane coinvolte sono state identificate immediatamente». La conclusione è che «bisogna essere molto cauti a mandare fuori informazioni, dare segnali, l'obiettivo è creare sistema bancario stabile che serve a crescere l'economia».
Il ministro è poi passato a illustrare la risposta del governo, che si dovrebbe concretizzare nel Consiglio dei ministri della prossima settimana: con il provvedimento, definito di «autoriforma», sulle banche di credito cooperativo e con ulteriori misure per lo smaltimento dei crediti deteriorati, ovvero l'istituzione della cosiddetta bad bank. La prima riforma è da tempo all'attenzione del governo e forse ora potrà andare in porto dopo un serrato confronto con il mondo cooperativo, che ha ottenuto alcune garanzie circa l'autonomia di cui continueranno a godere, pur con il nuovo assetto, i singoli istituti. Per questo il riferimento non sarebbe tanto al modello francese, quello di Credit Agricole, ma «di uno schema che prevede un gruppo unico sul quale le banche cooperative si aggregherebbero su base volontaria».
Secondo Padoan questo meccanismo «avrebbe due ordini di vantaggi: permetterebbe di andare sui mercati del capitale con una forza importante, con la gestione comune di molti servizi e con evidenti economie di scale ma al tempo stesso permetterebbe di mantenere una cultura locale anche con dimensioni nazionali ed europee».
Quanto alla bad bank, il ministro a Davos non è voluto entrare nei dettagli ed in particolare si è rifiutato di fare commenti sull'eventuale soglia posta dall'Unione europee sulle garanzie di Stato per i crediti (si è parlato di 40 miliardi). La volontà del governo di stringere, dopo mesi di stop and go, è stata apprezzata dal presidente dell'Abi Patuelli. «Adesso bisogna chiudere il negoziato - ha spiegato Patuelli - perché bisogna dare certezze al mercato. Ogni banca dovrà esaminare se questa soluzione gli serve o no e di conseguenza avere la possibilità di potersi muovere in un contesto di certezza del diritto». Infine Padoan si è soffermato sul contesto generale, spiegando di aver riscontrato al Forum economico globale «meno pessimismo» di quello presente sui mercati.
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