Oltre otto ore di Camera di consiglio e pena confermata per Francesco Schettino:

Mercoledì 1 Giugno 2016
Oltre otto ore di Camera di consiglio e pena confermata per Francesco Schettino: 16 anni di reclusione e un mese di arresto, come ammenda per la mancata comunicazione all'autorità portuale. La Corte di Appello di Firenze ha chiuso il secondo grado di giudizio su uno dei più imponenti disastri navali in epoca recente, con 32 morti e 110 feriti. E dopo dieci udienze, ha messo il sigillo alla ricostruzione dell'accusa che vuole l'ex comandante della nave come l'unico grande responsabile della tragedia dell'isola del Giglio. Una tesi alla quale Schettino si è sempre ribellato. E ancora ieri a uno dei suoi avvocati che gli comunicava la sentenza, ha detto: «Io sono innocente, e spero che mi credano almeno in Cassazione».
I giudici hanno poi deciso di aggiungere una pena accessoria: l'interdizione per 5 anni da tutte le professioni marittime che, in primo grado, era stata considerata per la sola attività di comandante di una nave. La Corte, presieduta da Grazia D'Onofrio, ha così accolto una richiesta avanzata dalla procura di Grosseto nel ricorso al secondo grado, anche se il pg ha ritenuto, nella sua requisitoria, di ribadire che andava condannato a 27 anni. Il processo si è svolto senza colpi di scena. Schettino ha preferito non essere presente, a differenza di quanto aveva fatto davanti ai giudici di Grosseto. Una nuova linea la sua, che sembra rispecchiare una maggiore presa di coscienza di quanto accaduto. «Non dormo la notte, sto male - ha confessato all'avvocato Laino - Non faccio che pensare a quei morti». E deve preoccuparlo molto anche l'eventualità che, con una sentenza definitiva, si possa avvicinare il carcere. Tanto che ieri aveva chiesto al suo legale se non fosse utile andare dai carabinieri di Meta di Sorrento, per confermare la sua presenza sul posto e la sua correttezza nel comportamento. Ma l'avvocato l'ha dissuaso, e allora l'ex comandante dallo sguardo liquido, gli occhi azzurri e i capelli lucidi di gel, ha scelto di chiudersi in casa e di evitare anche di uscire per prendere un caffè. È quasi un anno che capitan Schettino sembra aver avviato un percorso nuovo nella sua vita. È tornato nella casa in Campania, si è fatto crescere la barba, ha preso un cane di nome Leon, si è riavvicinato ai familiari, e fa di tutto per evitare clamori e pubblicità. La riflessione sarebbe nata dopo aver capito quanto il suo nome venga indicato come esempio negativo, persino all'estero, dove gode di una fama certamente non esaltante.
Ha sostituito uno degli avvocati, con il quale ha preparato il processo, ed è rimasto ad aspettare, sperando che qualcosa cambiasse. Ma così non è stato.
Ieri in aula, oltre al pg Giancarlo Ferrucci, c'erano anche due dei pm che hanno indagato sulla tragedia, Alessandro Leopizzi e Maria Navarro. Da parte loro nessun commento, solo espressioni visibilmente soddisfatte. Mentre l'ex procuratore aggiunto di Grosseto Francesco Verusio, ora in pensione, ha dichiarato: «Sono contento perché è stato confermato l'impianto accusatorio, ma si tratta comunque di una sentenza mite, meritava di più per quello che ha fatto».
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