Occhialeria: la crescita ora rallenta

Venerdì 24 Febbraio 2017
Occhialeria: la crescita ora rallenta
Servono per vederci meglio. È innegabile. Ma servono anche per tenere alta l'economia di Belluno. E da decenni portano in giro per il mondo il nome e il saper fare della provincia dolomitica. Piccolo gioiello del made in Italy, proiettato sui mercati globali e con le radici (il cuore e la mente) ancorati alla valle del Piave. Gli occhiali sono l'anima forte della cultura d'impresa del Bellunese, di quella «che va a velocità doppia e sa resistere a tutte le crisi». Non ha dubbi Lorraine Berton. Del resto, a dar ragione alla presidente di Sipao (Sezione industriali produttori di articoli ottici, di Confindustria Belluno Dolomiti) ci pensano i dati. Con tanto di numeri che continuano a crescere. Nel 2015 ad esempio l'occhialeria ha visto crescere le vendite di oltre 10 punti percentuali, ha creato quasi 900 posti di lavoro e ha rappresentato il 73% dell'export bellunese. Negli ultimi dieci anni (altro dato significativo) le esportazioni del prodotto occhiale sono cresciute del 131%. Mica male.
Come sono i valori relativi al 2016?
«I dati aggiornati verranno resi noti durante la Mido (il grande salone dell'occhiale, in scena a Milano da domani a lunedì, ndr). La fiera internazionale è sempre l'occasione per tastare il polso al mercato e il momento giusto per capire gli orientamenti delle aziende».
Un'occasione anche per Belluno. Che conta circa 400 aziende, 12mila addetti e un fatturato annuo a nove zeri.
«Certamente. La Mido è un appuntamento consolidato e una vetrina importantissima. Gli operatori bellunesi ci credono e investono molto, perché le aspettative riposte nella Mido sono sempre grandi: la fiera attrae visitatori e clienti, che poi spesso sono invogliati a visitare anche le aziende sul territorio. Inoltre, di solito la Mido serve per presentare le collezioni dell'anno successivo».
I dati della tabella clinica arriveranno nei prossimi giorni. Ma come sta il mondo dell'occhiale?
«I mercati sono legati alle vicende politiche e all'andamento dell'economia. Non è sempre facile leggere la situazione globalizzata. Ma l'occhiale ha sempre affrontato bene le varie crisi che si sono succedute. In questo momento forse la crescita è più lenta, ma continua. Dopo anni di crescita a doppia cifra, assistiamo ad un assestamento. Non certo ad una regressione».
Insomma, non sta affatto male. Ma potrebbe stare meglio?
«Direi di sì. Chi fa impresa ha bisogno di essere supportato dalla politica». Cosa chiederebbe alla politica nazionale? «Bisogna sburocratizzare il Paese. Le imprese sono sottoposte ad una miriade di incombenze che nulla hanno a che vedere con la produzione. Siamo stanchi di essere una preda attorno a cui girano gli squali della burocrazia. Per fortuna l'impresa va più veloce della politica, altrimenti avremmo già chiuso».
Cosa chiederebbe invece alla politica locale?
«A Belluno è innegabile la carenza di infrastrutture. A partire dal sistema digitale. Non è accettabile che in certe zone della provincia ci si impieghi mezza giornata per scaricare alcuni file, solo perché la connessione internet è lenta. La situazione è penalizzante. Per fortuna Confindustria Belluno Dolomiti si è rimboccata le maniche ed è riuscita a spingere per la creazione di un digital innovation hub a Feltre».
Tra l'altro, Confindustria Belluno non è nuova ad iniziative di questo genere. Qualche anno fa ha creato un corso di studi ad hoc di tecnologia dell'occhiale, all'Iti Segato.
«E il corso funziona. Nel giugno 2016 sono usciti i primi diplomati. Un paio di settimane dopo l'esame di maturità erano tutti già assunti. Siamo convinti che l'innovazione passa per l'investimento, non solo sui macchinari e sulle aziende, ma anche sulla formazione dei giovani. Vorremmo incrementare i corsi e creare percorsi formativi simili anche per altri settori, non solo per l'occhialeria».

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