Obama, storica visita a Hiroshima: un futuro senza armi nucleari

Sabato 28 Maggio 2016 di È il primo presidente americano a rendere omaggio al luogo-simbolo della minaccia atomica mondiale
Obama, storica visita a Hiroshima: un futuro senza armi nucleari
ISE-SHIMA - La storia è fatta di «cicatrici e di guerre». Di «nemici che diventano amici» dopo un gesto, un riconoscimento che «permette di cambiare». A Hiroshima Barack Obama è arrivato per la prima volta ieri pomeriggio, quando in Italia era appena mattina, al termine del suo mandato e dopo quasi otto anni alla Casa Bianca. È il primo presidente Usa a visitare il luogo dove settantuno anni fa un suo predecessore allo Studio Ovale decise fosse venuto il momento di sganciare il primo ordigno nucleare. I giapponesi da anni attendevano questo momento e anche se non ci sono state le scuse che forse anche il primo ministro Shinzo Abe si aspettava, il gesto è forte da «rimanere nei libri di storia», come ha sostenuto il primo ministro giapponese. Obama arriva ad Hiroshima dopo il G7 di Ise-Shima. Un evento che i giapponesi, presidenti di turno, hanno organizzato con scrupolo e precisione, ma l'appuntamento più atteso è quello del pomeriggio quando di fronte al prato del Memoriale della Pace e davanti al Fuoco della Felicità, si ferma il lungo corteo presidenziale di auto nere. Obama parla sul prato con alle spalle la cupola sfregiata dall'esplosione e simbolo della distruzione.
Parla da presidente americano e da premio Nobel per la Pace. Commemora le vittime, si augura e promette un futuro senza armi nucleari perché, dice, «il ricordo del 6 agosto del 1945 ci permette di andare avanti e immaginare quello che accadrà, ci permette di cambiare», di «modificare il nostro stesso modo di pensare alla guerra e raccontare ai figli una storia diversa». Per toccare ancor più con mano ciò che continua a produrre una forza distruttiva come una bomba nucleare, Obama abbraccia i sopravvissuti e ricorda le tante vittime. Di fronte al monumento che ricorda le vittime del bombardamento Obama depone una corona di fiori e poi abbraccia uno degli ‘hibakusha'. I sopravvissuti dell'atomica se ne stanno andando piano piano, «presto non ci saranno più», sottolinea il presidente americano, ma il ricordo di ciò che è accaduto più di settant'anni fa viene accompagnato all'invito rivolto ai giapponesi a ricomporre fratture che il gesto di ieri dimostra si possono ricomporre. Il riferimento va, senza citarlo, al passato imperiale nipponico e alla seconda guerra mondiale che ha provocato ferite non ancora rimarginate con alcuni Paesi dell'area amici di Washington, come la Corea del Sud.
Niente scuse da parte di Obama perché la storia non le ammette, ma a giudicare dall'attenzione con la quale in tutto il Paese è stato prima annunciato e poi seguito l'evento, il gesto di compassione e la prova di umanità del presidente americano offrono un simbolo importante in una terra che ha sempre vissuto di segni e di suoni. Un atto, l'omaggio di Obama ad Hiroshima dopo più di settant'anni, che serva anche a Shinzo Abe che si appresta a sciogliere il parlamento e a riportare il Paese alle urne, nella convinzione di potere ottenere una maggioranza più ampia e solida dell'attuale. «Sono qui per piangere anche i vostri morti», per ricordare «quel giorno in cui il mondo cambiò» e per «un progresso scientifico che deve salvare le vite umane non distruggerle».
M. Co.

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