Punto interrogativo sui beni archeologici del capoluogo. Nuvole grige sopra il taglio del nastro a Palazzo Fulcis. Nell'entusiasmo generale per l'inaugurazione della nuova sede museale l'associazione Amici del museo di Belluno e Italia Nostra cantano fuori dal coro. E sono note stonate. Perché i due gruppi denunciano la scarsa chiarezza dell'amministrazione Massaro sul destino riservato a tombe, pietre e oggetti vari risalenti all'età del ferro ma anche all'epoca longobarda. Esclusa dal Fulcis perché troppo pesanti per accedere ai pianti alti dell'antico palazzetto, oggi la collezione è destinata a palazzo Bembo. Ma questa soluzione non quadra troppo agli Amici e a Italia Nostra, come se certa parte del patrimonio fosse considerata di serie A e altra di serie B. «La ricollocazione dei reperti in altro museo, forse il Bembo, pone qualche perplessità dichiara per tutti Giuseppe Cancemi -. Non si sa dove saranno parcheggiati e si teme che, nell'attesa, vadano a finire altrove». Il recupero del Bembo, infatti, non è ancora terminato. I cittadini chiedono chiarezza e credono poco alle rassicurazioni dell'assessore alla cultura Claudia Alpago Novello secondo cui non ci sarebbe nessun motivo per temere in una sottrazione del prezioso patrimonio da parte della Soprintendenza per ricollocarlo in musei più visitati e prestigiosi. In particolare, i due gruppi parlano delle pietre di sepoltura di un cacciatore risalenti a 12 mila anni fa, di oggetti vari riportabili all'età del ferro, di due corredi tombali di epoca longobarda, di un lapidario romano, una stele funeraria e una base in pietra del III secolo d.C. «Si potrebbe suggerire al Comune, con buona pace per tutti, di catalogare i reperti rimasti fuori dal Palazzo Fulcis conclude Cancemi -, magari con l'aiuto degli studenti di liceo».
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