Niente accordo con SK Capital Versalis resta in mano all'Eni

Mercoledì 22 Giugno 2016 di L'operazione avrebbe garantito parte dei fondi per il piano industriale del gruppo italiano
Versalis, la più importante azienda chimica italiana, rimane nelle mani di Eni. Le trattative per cederne la maggioranza al fondo americano SK Capital (si parlava del 70%) sono state interrotte «avendo constatato l'impossibilità di trovare un accordo su alcuni punti negoziali tra cui, in particolare, la futura governance della società». Lo ha annunciato ieri l'Eni che, dalla prossima semestrale, tornerà a consolidare integralmente Versalis nei propri conti.
Una buona notizia per i sindacati, per i vertici di alcune delle Regioni e dei Comuni nei cui territori operano petrolchimici Versalis, e per quei parlamentari che da mesi si erano opposti all'operazione. La strada, però, rimane tutta in salita perché l'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ancora l'anno scorso aveva spiegato che la cessione della maggioranza era funzionale al reperimento di risorse finanziarie per garantire l'attuazione del piano industriale da 1 miliardo e 200 milioni di euro (oltre 200 milioni solo nel petrolchimico di Porto Marghera) per rinnovare gli impianti, renderli competitivi nel mercato internazionale e avviare le nuove produzioni di chimica verde, senza il petrolio. L'Eni, aveva detto Descalzi, da sola non ha le capacità economiche per portare a compimento quel piano sul quale già nel 2014 ha firmato precisi impegni con i sindacati.
Cosa accadrà ora? In ballo ci sono 4300 dipendenti, tra gli stabilimenti di Marghera (dove sono occupate 430 persone), Mantova, Ferrara, Ravenna, Brindisi, Porto Torres, Sarroch alle porte di Cagliari e Priolo in Sicilia, oltre a un migliaio all'estero; e c'è buona parte del tessuto industriale chimico del Paese che si serve delle produzioni di base di Versalis e che conta 2800 imprese, il cui valore ammonta a circa 52 miliardi di euro, con 350 mila lavoratori tra diretti e indiretti. Anche se l'ad di Eni ha più volte affermato che in realtà Versalis non è così fondamentale nel panorama italiano e di sicuro non lo è in quello internazionale, le controparti hanno continuato ad insistere che invece il governo deve intervenire per garantirne il futuro dell'azienda afinché resti italiana.
E non a caso ieri, dopo l'annuncio del gruppo petrolifero italiano, molti hanno tirato un sospiro di sollievo. «Certo, le preoccupazioni sul futuro della chimica italiana rimangono - ha commentato il parlamentare veneziano del Pd Andrea Martella -. E continueremo per questo a dare il nostro contributo per arrivare a una soluzione positiva, chiedendo innanzitutto al Governo di venire in Aula alla Camera per aggiornarci sulla vicenda».
«Sapevamo che Sk Capital è un fondo piccolo privo di tutti i requisiti e le qualità necessarie per un'operazione così grande com'è quella relativa a Versalis» hanno affermato Massimo Meneghetti e Giuseppe Callegaro, segretari della Femca-Cisl veneziana, d'accordo con Carmelo Barbagallo e Paolo Pirani, segretari nazionali Uil e Uiltec; mentre Emilio Miceli, leader della Filctem-Cgil, ha giudicato una «saggia decisione» quella di Descalzi. E «ora più che mai occorre dare attuazione al piano industriale per il rilancio della più importante azienda chimica italiana e la valorizzazione della chimica verde - ha aggiunto il segretario generale dell'Ugl Chimici, Luigi Ulgiati - visto che dal futuro di questo comparto dipende la competitività di tutto il nostro sistema economico».
Il senatore dell'Udc Antonio De Poli, infine, si rivolge al Governo e al ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda affinché «intervengano sulla vicenda per valutare quali iniziative intraprendere per garantire il futuro di siti produttivi importanti come Marghera».
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