Milano, Sala vince le primarie Pd

Lunedì 8 Febbraio 2016
Milano, Sala vince le primarie Pd
Pizza e birra nel comitato elettorale di Beppe Sala. Le porta il ministro Martina, che ha un pedigree da bersaniano ma che a Milano sta con «il candidato di Renzi». Stranezze della politica milanese dove le alleanze si fanno e si disfano nello spazio di una notte. I due candidati della sinistra - Majorino e Balzani - non hanno rispettato un accordo preso nelle segrete stanze, e così l'uomo di Expo, Beppe Sala, è diventato il candidato sindaco del centrosinistra. Notizia non sorprendente, anzi: di sorprendente ci sino le percentuali con cui ha vinto, non proprio esaltanti. A scrutinio concluso ha il 42% dei voti e non è una cifra da grande trionfo visto che perfino i meno ottimisti del suo staff speravano di sfiorare quota 50 per cento. Però la vittoria c'è ed è piuttosto netta. Francesca Balzani (vice sindaco in carica) è arrivata seconda col 34%; Pierfrancesco Majorino (assessore alle Politiche Sociali) è il più deluso e si è fermato al 23. I due adesso, più che prendersela con Sala e con chi lo ha votato, si lanciano sotterranee accuse reciproche. A dicembre, quando la Balzani con il sostengo di Giuliano Pisapia decise di dare ufficialità alla sua candidatura aveva in tasca - così sostengono i suoi - la promessa di ritiro da parte di Majorino. Quindi i voti della sinistra della coalizione - o, per meglio dire, degli anti Sala - sarebbero stati convogliati tutti su di lei. Poi però l'accordo è saltato, sono rimasti entrambi in corsa, entrambi hanno occhieggiato quasi esclusivamente allo stesso elettorato, e alla fine si sono dovuti spartire quei quasi trentamila voti che messi insieme avrebbero consentito a uno di loro di vincere. Lei col 34, lui col 23 avrebbero superato quota 50. Alle dieci di sera nelle stanze del comitato pro Sala arriva la telefonata di Renzi. Il ministro Martina dà l'annuncio: «Matteo è molto contento». Il vice segretario del Pd Guerini si fa sentire da Roma: «A Milano la bellezza della democrazia». Il vincitore dice le cose che deve dire chi arriva primo: «Ha vinto la città, da domani tutti al lavoro, i candidati erano tutti degnissimi e lavoreremo insieme per il futuro di Milano». La Balzani gli rende onore assicurandogli «piena collaborazione». Majorino parla poco e malvolentieri. Ma tutti, come da copione, esaltano comunque il «grande successo di queste primarie, e di questa grande prova di democrazia».
L'affluenza è stata discreta, il sogno del Pd e degli altri partiti era di raggiungere lo stesso numero di voti - 67 mila - con cui nel 2011 venne scelto Pisapia. Stavolta il conto si è fermato a 60.900. Ci sono delle attenuanti: la mancata partecipazione dei partiti della sinistra più radicale, la pioggia che ha picchiato su Milano da mattino a sera, l'idea diffusa che Sala avrebbe comunque vinto.
La non esaltante affluenza è stata poi ulteriormente macchiata dalle polemiche e dagli sfottò sul numero di cinesi che sono andati ai seggi. In realtà gli stranieri che hanno votato (e avevano tutto il diritto di farlo) sono stati poco più di duemila, un numero ininfluente sul risultato finale, ma qualche grottesco episodio accaduto ai seggi ha alimentato il tam tam delle dichiarazioni, arrivate per lo più da destra, secondo cui le «primarie della sinistra sono state decise dia cinesi». Anche Grillo si è aggiunto al coro. Renzi gli ha replicato così: «Zitti voi che scegliete i candidati con 50 clic».
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