MILANO - Lucrezia Reichlin non è «candidata» alla presidenza di Unicredit

Mercoledì 1 Giugno 2016
MILANO - Lucrezia Reichlin non è «candidata» alla presidenza di Unicredit e soprattutto si augura «tempi rapidi» nella scelta del nuovo Ad. Il consigliere, voce dei fondi nel board, si sfila così dopo le voci che la indicavano tra i possibili successori di Giuseppe Vita. Un processo, quello relativo alla presidente, che non è in corso e che forse potrebbe prendere corpo tra qualche mese. Per il momento la transizione nel gruppo di Piazza Gae Aulenti riguarda il ceo, dopo il passo indietro di Federico Ghizzoni. Nel frattempo, ieri, si sono dimessi i consiglieri Manfred Bischoff e Helga Jung. Per sostituire quest'ultima Allianz ha comunicato l'intenzione di proporre Sergio Balbinot, friulano, 57 anni, un manager di alto profilo che nel corso dei suoi 31 anni passati in Generali è stato anche Ad. insieme a Giovanni Perissinotto.
Oggi comunque verrà dato l'incarico al "cacciatore di teste" (in prima fila c'è Korn Ferry). Il lavoro è tutt'altro che semplice anche se il percorso avviato dalla commissione ristretta ha tracciato la strada per agevolare la ricerca di chi selezionerà poi il futuro Ad. Individuata una rosa di nomi entrerà in gioco poi il comitato "Governance, Hr e Nomination" per una scrematura dei candidati da portare al board. L'identikit, fin dall'inizio, porta ad un manager (preferibilmente esterno) con competenza internazionale e abilità strategica e, soprattutto, in grado di entrare in sintonia da subito con il mercato. Il pallino è nelle mani dei soci e di come i pesi dell'azionariato si distribuiranno. Che sia più un esperto di retail (vista la natura commerciale della banca) o un banchiere d'affari le priorità d'azione dovranno essere su capitale e redditività. Per questo l'attesa è per un nuovo piano incentrato su una ricapitalizzazione (tra i 5-9 miliardi la stima degli analisti) ammorbidita da cessione di asset anche importanti (si parla di Fineco, Bank Pekao, Yapi Kredi fino a Hvb). Un passo indietro, non sollecitato e non necessariamente ben visto dai regolatori, che renderebbe Unicredit meno internazionale e soprattutto meno sistemica come avvenuto già per BBva.

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